martedì 22 giugno 2010
Bhagavad Gita - Il canto del Signore KRISHNA Il Beato - I 18 Capitoli, completi d'introduzione
Bhagavad Gita
Il canto del Signore Beato
"Bhagavad gita" significa "Il canto del beato". Si tratta di un antico poema indiano, che narra del dialogo tra il principe-guerriero Arjuna e il Dio Krishna sul campo di battaglia di Kuruksetra. L'antefatto, narrato nel Mahabaratha, è quello di una faida famigliare che porta Arjuna e i suoi fratelli ad essere defraudati del proprio regno. Al momento della guerra, Arjuna sceglie di allearsi a Krishna, che gli si offre come auriga. Ma di fronte alla propria famiglia schierata per la battaglia, Arjuna è assalito dal dubbio... Il dialogo tra il principe e il Dio è la summa della più antica tradizione filosofica indiana. In esso sono illustrati i diversi cammini, le regole dell'agire spirituale, il fervore del mistico, la disciplina dell'asceta - perché in tutti è il seme della verità, come infinti sono i volti di Dio.
Introduzione.
La Bhagavad Gita, o il Canto (Gita) del Beato (Bhagavan), nota anche in forma abbreviata come Gita, o con il titolo esteso di Shrimad-bhagavadgitah Upanisadah, si trova ne VI libro del Mahabharata, la grande epopea indiana. Essa forma un episodio della gigantesca opera che racconta la storia di una guerra dinastica avvenuta in tempi remoti nell'India settentrionale, tra due rami della stirpe regnante di Hastinapura, i Pandava, legittimi sovrani, e i Kaurava usurpatori.
Questo poema ha come protagonisti uno dei contendenti, Arjuna, della famiglia dei Pandava, e Krishna, nobiluomo di un regno confinante, amico di entrambi i rivali e della sua alleanza con Arjuna. Krishna, imparziale, secondo i desideri espressi dai due principi, offre il suo esercito al capo dei ribelli nemici e si affianca personalmente ad Arjuna come auriga del suo carro nella battaglia. Mentre gli eserciti si schierano e iniziano il rituale che precede lo scontro, Arjuna si fa portare dall'auriga Krishna in mezzo alle due armate per osservarle. Qui, alla vista di amici, parenti e maestri che attendono la morte in battaglia, dichiara a Krishna di voler desistere dalla guerra, in preda all'emozione e al timore di sovvertire l'ordine etico. Di fronte alla disperazione di Arjuna, Krishna si rivela come la personificazione (Avatara) di Visnu, in sembianze umane, e dopo che il principe si è dichiarato suo discepolo, inizia una compiuta esposizione della dottrina realizzativa, allo scopo di offrire all'uomo la conoscenza del giusto agire e della liberazione, nel compimento del proprio dovere terreno.
Questa opera celeberrima ha il pregio di riassumere i contenuti sapienziali della Sruti attraverso le istanze dell'uomo "di mondo", impersonato dal principe guerriero, alle prese con dilemmi etici e spirituali che continuano a riflettere le richieste esistenziali degli uomini di ogni epoca.
L'interlocutore divino, Krishna, è uno dei molteplici aspetti di Dio o dell'Assoluto che "prende corpo", o sembianza, come Avatara per illuminare e riportare alla corretta comprensione gli uomini desiderosi di Conoscenza. La manifestazione di una Incarnazione (Avatara) di Dio si mostra allo scopo di attualizzare la verità delle Scritture e offrire occasione di riconoscimento della Realtà, non solo attraverso la speculazione filosofica pura, che può essere inaccessibile a molti, ma anche mediante pratiche yogiche o devozionali che assecondano le predisposizioni individuali. Tale insegnamento si realizza nella Conoscenza, non prevede tecnicismi e osservanze, e punta direttamente a fare dell'esperienza uno strumento di elevazione della coscienza.
Sebbene il testo sia stato oggetto di svariate interpretazioni, l'intento non è quello di stabilire un culto teistico, tanto meno una setta o una scuola particolari. La divinità che si manifesta ad Arjuna dichiara, come nel dettato upanisadico, la superiorità della Conoscenza del Sé su tutte le discipline e le pratiche ascetiche o devozionali, Conoscenza che si verifica mediante la Devozione, il Servizio impersonale o la Ricerca pura, senza preferenze: «33. O vincitore dei nemici, il sacrificio nella conoscenza è superiore al sacrificio dei beni materiali poiché tutte le azioni hanno il loro compimento nella conoscenza, o figlio di Pritha.
34. Cerca di conoscere la verità avvicinando un maestro spirituale, ponigli delle domande con sottomissione e servilo. L'anima realizzata può rivelarti la conoscenza perché ha visto la verità.
35. E quando avrai appreso la verità da un'anima realizzata non cadrai mai più nell'illusione perché capirai che tutti gli esseri sono parte del Supremo o, in altre parole, Mi appartengono.
36. Anche se tu fossi il peggiore dei peccatori, una volta salito sul vascello della conoscenza supererai l'oceano della sofferenza.
37. Simile al fuoco ardente che riduce il legno in cenere, o Arjuna, il fuoco della conoscenza riduce in cenere tutte le azioni.
38. In questo mondo, niente è così puro e sublime come la conoscenza. Colui che è diventato maturo nella pratica dello yoga, a suo tempo, trova in se stesso questa conoscenza.» (IV, 33 -38)
Sebbene Dio si mostri, in un concerto di epifanie, nelle svariate forme in cui l'immaginario religioso ha concepito la Sua figura, lo fa per per rivelarsi infine "a due braccia", nella forma di uomo: « 51. Vedendo Krishna nella Sua forma originale, Arjuna disse: Guardando questa forma dall'aspetto umano, così meravigliosamente bella, la mia mente si placa e io ritorno alla mia normale natura.
52. Il Signore Beato disse: Questa Mia forma, che tu ora contempli, è molto difficile da vedere, Mio caro Arjuna. Perfino gli esseri celesti aspirano continuamente a contemplarla
53. La forma che vedi con i tuoi occhi spirituali non può essere compresa né con lo studio dei Veda, né con le severe ascesi, né con gli atti caritatevoli, né con l'adorazione rituale. Nessuno, per queste vie, Mi vedrà così come sono.
54. Mio caro Arjuna, soltanto per mezzo di un incrollabile amore Mi si può conoscere cosi come sono, in piedi di fronte a te, e Mi si può vedere direttamente. Solo cosi si può penetrare il mistero della Mia Persona.
55. Mio caro Arjuna, colui che agisce per Me, guardando solo Me, libero dalla contaminazione delle sue attività passate e dalla speculazione mentale, benevolo con tutti gli esseri, certamente giunge a Me. » (XI, 51-55)
I due brani citati, sebbene non possano riflettere la complessità dell'opera, suggeriscono la visione di fondo che anima il testo: la conoscenza del Supremo è la meta finale dell'esistenza umana, qualsiasi siano i mezzi utilizzati per ricercarla, questi non sono altro che semi dell'infinito Essere senza-parti, la cui conoscenza brucia ogni azione, ogni residuo karmico e la stessa necessità di qualsiasi azione. Krishna indica altresì tre vie che possono condurre gli uomini, secondo la loro indole, a realizzare la pienezza: il Karma Yoga, via dell'azione disinteressata, il Bhakti Yoga, via della pura devozione e il Jnana Yoga, via della conoscenza filosofica: «1. Arjuna disse: Tra chi Ti adora col servizio di devozione e chi dedica il culto al Brahman impersonale, al non-manifestato, chi è più perfetto?
2. Il Signore Beato disse: Colui che fissa la mente sulla Mia forma personale e, colmo di un'ardente fede spirituale, s'impegna sempre nella Mia adorazione, è unito a Me in modo perfetto.
3-4. Quanto a coloro che si votano completamente al non-manifestato, indefinito, inconcepibile ai sensi, onnipresente, fisso, immutabile, controllando i sensi, mostrandosi equanimi tutti e operando per il bene universale, certamente Mi realizzano.
5. Per coloro che hanno la mente attratta dal non-manifestato, dall'aspetto impersonale dell'Assoluto, il progresso sarà molto faticoso. Avanzare su questa via è sempre difficile per l'essere incarnato.
6-7. Per colui che Mi adora e abbandona a Me tutte le sue attività, dedicandosi esclusivamente a Me, assorto nel servizio di devozione e meditando costantemente su di Me, con la mente fissa in Me, o figlio di Pritha, Io sono il liberatore che lo sottrarrà presto all'oceano di nascite e morti.
8. Fissa la tua mente in Me e impegna in Me tutta la tua intelligenza. Così, senza dubbio, vivrai sempre in Me.
9. Mio caro Arjuna, conquistatore delle ricchezze, se non riesci a fissare in Me la tua mente senza deviare, osserva allora i principi regolatori dello yoga.
10. Se non puoi sottometterti ai principi regolatori dello yoga, cerca di dedicare a Me le tue opere, poiché agendo per Me raggiungerai la perfezione.
11. Tuttavia, se non puoi agire in questa coscienza, sforzati allora di rinunciare ai frutti delle tue azioni e diventa consapevole della natura spirituale.
12. Superiore alla conoscenza, tuttavia, è la meditazione, e superiore alla meditazione è la rinuncia ai frutti dell'azione, perché con questa rinuncia si può ottenere la pace della mente.» (XII, 1 - 12)
Ecco come Krishna, elencate le cause di condizionamento nell'errore e le modalità del loro superamento, indica l'impegno dell'aspirante: «51-53. Purificato dall'intelligenza, controllando la mente con determinazione, rinunciando agli oggetti della gratificazione dei sensi, libero dall'attaccamento e dall'avversione, l'uomo che vive in un luogo solitario, che mangia poco e controlla il corpo e la parola, che dimora sempre in contemplazione, distaccato, senza egoismo, senza vana potenza e vanagloria, senza cupidigia né collera, che non accetta le cose materiali, libero da ogni senso di possesso, sereno, quest'uomo è perfettamente elevato al livello della realizzazione spirituale.
54. Colui che raggiunge il livello trascendentale realizza subito il Brahman Supremo. Non si lamenta mai e non aspira mai a niente; si mostra uguale tutti gli esseri viventi. In questa condizione attinge alla comprensione suprema.
55. Solo attraverso l'amore devoto giunge a conoscermi come sono; e conoscendomi immediatamente entra in Me.
56. Sebbene impegnato in ogni tipo di attività, il Mio devoto, sotto la Mia protezione, raggiunge, per la Mia grazia, l'eterna e immortale dimora. » (XVIII, 51-56)
La "grazia di Dio", nominata in più passaggi del testo, che tutto detiene e determina, è argomento di interpretazioni diverse, dualiste, teistiche, ecc, ma queste visioni, dal punto di vista filosofico, dove si voglia comprendere la Realtà ultima, non possono che concordare nel dettato che maggiormente caratterizza la Gita «Abbandonare i frutti di ogni azione è ciò che i saggi chiamano rinuncia.» (XVIII, 2). Azione devozionale e rituale, azione mondana, azione dello yogi che ricerca la perfezione della conoscenza, tutto l'umano operare, raggiunto il suo scopo, si dissolve e si restituisce alla sua Origine finalmente ritrovata: l'Essere incausato, completamente libero da legami con qualsiasi azione o conoscenza:
«2. Né la moltitudine degli esseri celesti né i grandi saggi conoscono la Mia origine perché io sono la fonte, sotto ogni aspetto, degli uni come degli altri.
3. L'uomo che Mi conosce come il non-nato, Colui che è senza inizio, il sovrano di tutti i mondi, non è illuso ed è libero da tutte le colpe.
4-5. L'intelligenza, la conoscenza, la libertà dal dubbio e dall'illusione, l'indulgenza, la veridicità, il controllo di sé e la calma, le gioie e i dolori, la nascita e la morte, la paura e il coraggio, la non-violenza, l'equanimità', la soddisfazione, l'austerità', la generosità, la gloria e l'infamia, tutte queste qualità hanno origine da Me soltanto. » (X, 2-5)
La pratica della disciplina spirituale è dunque lo strumento con cui si conquista la consapevolezza che è oltre il giogo della mente e delle sue illusioni. Questa disciplina è chiamata Yoga.
«7. Chi ha conquistato la mente e ottenuto così la pace ha già raggiunto il Brahman. Per lui, la gioia e il dolore, il freddo e il caldo, l'onore e il disonore sono uguali.
8. Si dice che una persona è situata nella realizzazione spirituale ed è chiamata yogi quando è pienamente soddisfatta grazie alla conoscenza e alla realizzazione acquisita. Tale persona è situata nella Pienezza e nell'Unità e possiede il controllo di sé. Vede ogni cosa, la zolla di terra, il sasso e l'oro, con occhio equanime.
9. Tra tutti è superiore colui che vede tutti, l'onesto benefattore, l'amico e il nemico, l'invidioso, il virtuoso, il peccatore, l'indifferente e l'imparziale, con mente equanime. [...]
29. Il vero yogi vede Me in tutti gli esseri e tutti gli esseri in Me. In verità, l'anima realizzata Mi vede ovunque.
30. L'essere che Mi vede ovunque e vede tutto in Me non è mai separato da Me, come io non sono mai separato da lui.
31. Lo yogi, sapendo che io e l'Atman, situato in tutte le creature, siamo Uno, Mi adora e dimora sempre in Me.
32. Uno yogi perfetto, o Arjuna, colui che in relazione a sé stesso vede la vera uguaglianza di tutti gli esseri, felici o infelici. » (Vi,7-9 e 29-32)
Capitolo 1. SUL CAMPO DI BATTAGLIA DI KURUKSHETRA.
1. Dhritarastra disse: raccontami Sanjaya, che cosa avvenne tra i miei figli e i figli di Pandu quando convennero nel luogo santo di Kuruksetra, intenzionati alla guerra?
2. Sanjaya disse: O re, dopo aver osservato l'esercito dei figli di Pandu schierato in ordine di combattimento, il re Duryodhana avvicinò il suo maestro e gli rivolse queste parole:
3. Osserva, o maestro, il potente esercito dei figli di Pandu, disposto in modo così strategico dal tuo intelligente allievo, il figlio di Drupada.
4. Vedi questi valorosi arcieri, che in combattimento eguagliano Bhima e Arjuna? E quanti grandi guerrieri, come Yuyudhana, Virata e Drupada!
5. Dhristaketu, Cekitana, Kasiraja, Purujit, Kuntibhoja e Saibya, i migliori tra i mortali.
6. Guarda il grande Yudhamanyu, il valoroso Uttamauja, il figlio di Subhadra e i figli di Draupadi. Sono tutti schierati su grandi carri.
7. O migliore tra i brahmana, lascia che ti dica ora quali abilissimi capi comandano il mio esercito.
8. Ci sono guerrieri famosi per aver riportato, come te, la vittoria in tutti i loro combattimenti: Bhisma, Karna, Kripa, Asvatthama, Vikarna e Bhurisrava, il figlio di Somadatta.
9. E ancora numerosi altri eroi sono pronti a sacrificare le loro vite per me. Sono tutti ben armati, tutti maestri nell'arte militare.
10. Le nostre forze sono protette perfettamente dall'anziano Bhisma; mentre le forze dei Pandava protette con cura da Bhima, sono limitate.
11. Ora tutti voi dai vostri rispettivi posti di combattimento, date tutto il vostro aiuto al grande patriarca Bhisma.
12. In quel momento Bhisma, l'anziano tra i Kuru, soffia con forza nella sua conchiglia che risuona come il ruggito di un leone allietando il cuore di Duryodhana.
13. Allora le conchiglie, i flicorni, i corni, le trombe e i tamburi attaccarono a risuonare, e l'insieme delle loro voci si fece un suono tumultuoso.
14. Nell'altro campo, in piedi sul loro maestoso carro attaccato a cavalli bianchi, Krshna e Arjuna soffiavano nelle loro conchiglie.
15. Krshna suonò la Sua conchiglia, Pancajanya, e Arjuna nella sua, Devadatta; Bhima, dalle imprese sovrumane, fece risuonare Paundra, la sua terrificante conchiglia.
16-18. Il re Yudhisthira, figlio di Kunti, suonò la sua conchiglia, Anantavijaya; Nakula e Sahadeva soffiano nella Sughosa e nella Manipuspaka. Il re di Kashi, celebre arciere, il grande guerriero Sikhandi, Dhristadyumna, Virata e l'invincibile Satyaki, Drupada e i figli di Draupadi e altri ancora, o re, come il figlio di Subhadra, il possente, fecero risuonare le loro conchiglie.
19. E il boato, ripercuotendosi nel cielo e sulla terra, faceva tremare il cuore dei figli di Dhrtarastra.
20. O re, in quel momento, seduto sul suo carro, il cui stendardo porta la scimmia, Arjuna, il figlio di Pandu, afferrò l'arco, pronto a scoccare le frecce. Quindi si rivolse a Krishna.
21-22. Arjuna disse: O infallibile, Ti prego, conduci il mio carro tra i due eserciti affinché possa vedere chi è presente sul campo, chi desidera combattere, chi dovrò affrontare nel corso della battaglia imminente.
23. Lasciami vedere coloro che sono venuti qui a combattere nella speranza di far piacere al malvagio figlio di Dhritarastra.
24. Sanjaya disse: allora, O discendente di Bharata, Sri Krishna accolsee la richiesta di Arjuna e condusse il carro regale tra i due eserciti.
25. Davanti a Bhisma, a Drona e a tutti i principi di questo mondo, Hrisikesha, il Signore, disse ad Arjuna: Guarda dunque, o Partha, tutti i Kuru sono riuniti qui.
26. Arjuna vide allora nei due campi i padri, i nonni, i maestri, gli zii materni, i fratelli, i figli, i nipoti e gli amici, e con loro, il suocero e tanti cui lo legava una profonda benevolenza.
27. Vedendo davanti a sé tutti coloro a cui era unito da legami di amicizia o di parentela, Arjuna, il figlio di Kunti, fu colto da una grande compassione e si rivolse disperato al Signore.
28. Arjuna disse: oh Krishna, nel vedere gli uomini della mia stirpe schierati davanti a me, desiderosi di battersi, sento le mie membra tremare e la bocca seccarsi.
29. Tutto il mio corpo rabbrividisce e i miei capelli si rizzano. Il mio arco, Gandiva, mi scivola dalle mani e la pelle mi brucia.
30. Non posso restare in piedi, la mia mente si smarrisce e vedo solo segni infausti
31. Non vedo che gloria otterremo dall'uccisione della mia stirpe; oh Krishna, oh pastore, come posso desiderare un'eventuale vittoria, il regno o la felicità?
32-35. A che servono i regni, a che serve la felicità, la vita stessa quando coloro per cui desideriamo questi beni si trovano ora su questo campo di battaglia? O Madhusudana, guarda. Tutta la mia famiglia, padri, figli, nonni, zii materni, suoceri, nipoti cognati e anche i miei maestri sono tutti pronti a sacrificare la propria vita e i loro beni, schierati di fronte a me. Come potrei desiderare di ucciderli pur sapendo che altrimenti ucciderebbero me? O sostegno di tutti gli esseri, non sono pronto a combattere contro di loro neanche in cambio dei tre mondi: e che dire di questa terra! Che vantaggio avremo dall'uccisione dei figli di Dhritarastra?
36. Saremo sopraffatti dalla colpa se uccidiamo i nostri avversari. Non è degno di noi uccidere i nostri amici e i figli di Dhritarastra. Che cosa ce ne verrà? Come potremo essere felici dopo aver ucciso la nostra gente?
37-38. O Janardana, se questi uomini accecati dalla cupidigia non vedono niente di male nel distruggere la loro famiglia e nel lottare contro i loro amici, perché noi, che possiamo discernere, dovremmo agire allo stesso modo?
39. Con la distruzione della dinastia crolla l'eterna tradizione familiare, e i discendenti della famiglia rimangono coinvolti in pratiche contrarie alla legge.
40. E se in una famiglia si distrugge la legge, o Krishna, le donne si corrompono e dalla degradazione delle donne, o discendente di Vrishni, si disperde l'ordine delle caste.
41. Con il disordine tra gli uomini si crea una vita d'inferno per la famiglia e per quelli che hanno distrutto le tradizioni familiari. In queste famiglie corrotte si dimenticano gli antenati perché non vengono più offerte le oblazioni d'acqua e di cibo.
42. A causa degli errori di coloro che distruggono la tradizione familiare e danno vita a una prole indesiderata, tutti i progetti di vita in comune e le attività per il benessere della famiglia vanno in rovina.
43. O Krishna, sostegno del popolo, ci è insegnato che per coloro che distruggono le tradizioni familiari è certa una fine infernale
44. Ahimè è grave colpa quella che ci apprestiamo ora a commettere spinti dal desiderio della sovranità!
45. Preferirei morire per mano dei figli di Dhritarashtra, disarmato e senza opporre resistenza, piuttosto che lottare contro di loro.
46. Sanjaya disse: Dopo aver così parlato sul campo di battaglia, Arjuna lascia cadere l'arco e le frecce e si siede sul carro con la mente sconvolta dal dolore.
Capitolo 2. LA VERITA' SECONDO RAGIONE
1. Sanjaya disse: Vedendo Arjuna pieno di compassione e tristezza, con le lacrime agli occhi, Madhusudana-Krishna si rivolse a lui.
2. La Persona Suprema (Bhagavan) disse: Arjuna, amico mio, come puoi lasciarti prendere da una tale debolezza? Non è affatto degna di un guerriero e di un saggio. In questo modo non si raggiungono le vette della fama o della conoscenza, ma si guadagna l'infamia.
3. O figlio di Pritha, non cedere a una incertezza così umiliante. Non ti si addice. Liberati di questa debolezza sentimentale e alzati, o vincitore dei nemici.
4. Arjuna disse: O uccisore di Madhu, come potrei nel corso della battaglia respingere con le mie frecce uomini come Bhisma e Drona, degni della mia venerazione?
5. Meglio vivere mendicando che vivere al prezzo della vita di coloro che sono i miei maestri. Anche se sono avidi, sono ancora i nostri superiori. Se li uccidiamo, la nostra vittoria sarà macchiata di sangue.
6. Non so se è più giusto vincerli o esserne vinti. Vedo i figli di Dhritarastra, schierati davanti a noi su questo campo di battaglia: la loro morte ci toglierebbe la gioia di vivere.
7. Ora sono confuso, non so più qual è il mio dovere e ho perso la calma a causa di un dubbio lacerante. In questa condizione ti chiedo di dirmi chiaramente ciò che è meglio per me. Ora sono tuo discepolo e un'anima sottomessa a te. Istruiscimi, ti prego.
8. Non vedo ciò che potrebbe allontanare il dolore che mi opprime. Non potrò eliminarlo neanche se, come un dio del cielo, regnassi quaggiù su un regno senza uguali.
9. Sanjaya disse: Avendo così parlato, Arjuna, vincitore dei nemici, disse a Krishna, Govinda: Non combatterò! E poi taque.
10. Allora Krishna, sorridendo, si rivolse a colui che infelice se ne stava tra i due eserciti:
11. Il Signore Beato disse: Sebbene tu dica sagge parole, ti affliggi senza ragione. Il saggio non si lamenta né per i vivi né per i morti.
12. Mai ci fu un tempo in cui non esistevamo, io, tu e tutti questi re; e mai nessuno di noi cesserà di esistere.
13. Come l'anima incarnata sperimenta, in questo corpo, l'infanzia, la giovinezza e poi la vecchiaia, così l'anima passa in un altro corpo all'istante della morte. L'anima realizzata non è turbata da questo cambiamento.
14. Effimeri, gioie e dolori vanno e vengono come l'estate e l'inverno, o figlio di Kunti. Sono dovuti all'incontro dei sensi con la materia, o discendente di Bharata, bisogna imparare a tollerarli senza esserne disturbati.
15. O migliore tra gli uomini (Arjuna), chi non è distratto né dalle gioie né dai dolori, ma rimane equanime e risoluto in ogni circostanza, è degno della liberazione.
16. Coloro che vedono la verità hanno compreso l'eternità del reale e la temporaneità dell'illusorio, conoscendone le rispettive nature.
17. Sappi che l'Essere che pervade tutto l'universo non perisce, né può essere distrutto.
18. L'Essere è indistruttibile, eterno e senza dimensioni; soltanto i corpi materiali che assume sono soggetti alla distruzione. Perciò, o discendente di Bharata, combatti.
19. Ignorante è colui che crede che può uccidere o essere ucciso; il saggio sa che l'Essere non uccide e non muore.
20. Non c'è la nascita né la morte. Ciò che esiste non smette mai di esistere. Non nasce, non muore, è eterno, originale, non ebbe mai inizio e non avrà mai fine. Non muore quando il corpo muore.
21. O Partha, una persona che ha conosciuto l'Essere, non-nato, eterno e immutabile, come può uccidere o far uccidere?
22. Come una persona indossa vestiti nuovi e lascia quelli usati, così l'anima si riveste di nuovi corpi materiali abbandonando quelli vecchi e inutili.
23. Nessuna arma Lo può spezzare, né il fuoco bruciarlo; l'acqua non può bagnarlo, né il vento seccarlo.
24. Quello che è, è, indivisibile e insolubile; non può essere bruciato né seccato. E' immortale, onnipresente, inalterabile, immobile ed eternamente lo stesso.
25. E' chiamato il Non-Manifesto, inconcepibile e immutabile. Sapendo questo, non dovresti conoscere afflizione.
26. E anche se tu credi che l'anima nasca e muoia infinite volte, non hai nessuna ragione di lamentarti, o Arjuna dalle braccia potenti.
27. La morte è certa per chi nasce, e certa è la nascita per chi muore. Quindi, nel compiere il tuo dovere, non dovresti rattristarti di ciò che è inevitabile.
28. Tutti gli esseri creati sono in origine non manifestati, si manifestano nel loro stato transitorio, e una volta dissolti tornano a essere non manifestati. A che serve dunque rattristarsi?
29. Alcuni vedono l'Essere come una meraviglia, altri Lo descrivono come una meraviglia e altri ancora ne sentono parlare come di una meraviglia, ma nessuno lo conosce solo per averne sentito parlare.
30. L'Essere che risiede nel corpo è immutabile e imperituro. Non devi dunque piangere per nessuno.
31. Tu conosci i tuoi doveri di guerriero, perciò dovresti sapere che non c'è destino migliore che un legittimo combattimento
32. O Partha, felici sono i guerrieri a cui si offre l'occasione di combattere, poiché si aprono per loro le porte del cielo.
33. Ma se rifiuti di combattere questa giusta battaglia, certamente peccherai per aver mancato al tuo dovere e perderai così la tua fama di guerriero.
34. Gli uomini parleranno per sempre della tua infamia, e per chi ha conosciuto l'onore, il disonore è peggio della morte.
35. I grandi generali che stimarono il tuo nome e la tua fama crederanno che solo per paura hai abbandonato il campo di battaglia e ti giudicheranno un vile.
36. I tuoi nemici parleranno male di te e derideranno la tua codardia. Cosa può esserci di più penoso per te?
37. O figlio di Kunti, se muori combattendo raggiungerai il cielo, se vinci godrai del regno della Terra. Alzati dunque, e combatti con determinazione.
38. Combatti per dovere, senza considerare gioia o dolore, perdita o guadagno, vittoria o sconfitta; così non incorrerai mai nell'errore.
39. Finora ti ho descritto questa conoscenza col metodo analitico. Ascolta adesso mentre te la spiego col metodo dell'azione svolta con intelligenza e senza attaccamento al risultato. Quando agirai con questa intelligenza potrai liberarti dai legami dell'azione.
40. In questo sforzo non c'è perdita o diminuzione, e un piccolo passo su questa via ci protegge dalla paura più temibile.
41. Chi si trova su questa via è risoluto nel suo sforzo e persegue un unico scopo. Invece, o figlio amato dei Kuru, l'intelligenza di chi non è risoluto si perde in molte diramazioni.
42-43. Gli uomini di poca conoscenza si lasciano attrarre dal linguaggio fiorito dei Veda, che insegnano le pratiche per raggiungere i mondi celesti, ottenere una buona nascita, potere e altri benefici simili. Desiderando la gratificazione dei sensi e una vita opulenta, essi non vedono niente più in là.
44. Nella mente di coloro che sono troppo attaccati al piacere dei sensi e alla ricchezza materiale, e sono sviati da questi desideri, la risoluta determinazione a servire il Signore Supremo con devozione non trova posto.
45. O Arjuna, supera le tre influenze della natura materiale che costituiscono l'oggetto principale dei Veda. Liberati dalla dualità e da ogni desiderio di guadagno e di sicurezza materiale e sii fermamente unito al Supremo.
46. Come una grande distesa d'acqua adempie a tutte le funzioni del pozzo, così colui che conosce il fine ultimo dei Veda raccoglie tutti i benefici che essi procurano.
47. Tu hai diritto di compiere i tuoi doveri prescritti, ma non di godere dei frutti dell'azione. Non credere mai di essere la causa delle conseguenze dell'azione, e non cercare mai di sfuggire al tuo dovere.
48. Compi il tuo dovere con fermezza, o Arjuna, senza attaccamento al successo o al fallimento. Questa equanimità si chiama yoga.
49. O Dhananjaya, liberati da tutte le attività interessate, esercitando il tuo servizio per devozione, e prendi rifugio in esso. Avari sono coloro che vogliono godere dei frutti del proprio lavoro.
50. L'uomo impegnato nello yoga della conoscenza si libera dalle conseguenze buone o cattive dell'azione in questa stessa vita. Sforzati dunque di apprendere lo yoga, l'arte dell'agire.
51. Il saggio impegnato nella disciplina dello yoga rinuncia, in questo mondo, ai frutti delle sue azioni. Si libera così dal ciclo di nascite e morti e raggiunge lo stato di coscienza che è al di là di ogni sofferenza.
52. Quando la tua intelligenza avrà attraversato la densa foresta dell'illusione, tutto ciò che hai ascoltato e tutto ciò che potrai ancora ascoltare ti sarà indifferente.
53. Quando la tua mente non si lascerà più distrarre dal linguaggio fiorito delle scritture, sarai situato nella realizzazione spirituale, in piena Unità con l'Essere.
54. Arjuna disse: Quali sono le qualità di chi ha la coscienza immersa nella Trascendenza? Come parla e con quali parole? Come si siede e come cammina, o Keshava?
55. Il Signore Beato disse: O Partha, quando un uomo si libera da ogni tipo di desideri materiali generati dall'attività mentale e quando la sua mente trae soddisfazione solo dal Sé, significa che è situato nella pura coscienza trascendentale.
56. Colui che non è più turbato dalle tre forme di sofferenza né inebriato dalle gioie della vita, ed è libero dall'attaccamento, dalla paura e dalla collera è considerato un saggio dalla mente ferma.
57. Colui che non ha attaccamenti, che non si rallegra nella felicità e non si lamenta nel dolore, è fermamente situato nella conoscenza perfetta.
58. Colui che può staccare i sensi dai loro oggetti, come una tartaruga che ritrae le membra nel guscio, possiede la vera conoscenza.
59. L'anima incarnata può astenersi dal godimento dei sensi, tuttavia il desiderio per gli oggetti dei sensi rimane. Tuttavia anche queste sensazioni scompaiono quando si è visto il Supremo.
60. I sensi sono così forti e impetuosi, o Arjuna, che trascinano via perfino la mente dell'uomo saggio che si sforza di controllarli.
61. Chi controlla i sensi e fissa la coscienza in Me è considerato un uomo dall'intelligenza ferma.
62. Contemplando gli oggetti dei sensi, l'uomo sviluppa attaccamento per essi; dall'attaccamento si sviluppa la cupidigia e dalla cupidigia nasce la collera.
63. Dalla collera nasce la completa illusione, e dall'illusione la confusione della memoria. Quando la memoria è confusa si smarrisce la ragione e quando l'intelligenza è perduta l'uomo corre verso la propria rovina
64. Ma colui che è libero da ogni attaccamento e avversione ed è privo di attaccamento e di repulsione, consegue la pace.
65. Per chi è situato nella coscienza divina tutte le forme di sofferenza non esistono più; in questo stato di consapevolezza, presto la sua mente si stabilisce nel Sé.
66. Colui che non è in unione col Supremo non può avere né una mente controllata né un'intelligenza ferma, senza le quali non è possibile la pace. E come può esserci la felicità senza la pace?
67. Come un vento impetuoso spazza una barca sull'acqua, anche uno solo dei sensi su cui la mente si fissa può portare via l'intelligenza dell'uomo.
68. Perciò, o Arjuna dalle braccia potenti, chi distoglie i sensi dai loro oggetti possiede un'intelligenza ferma.
69. Quella che per tutti gli esseri è la notte diventa, per l'uomo che ha dominato i sensi, il tempo della veglia; quello che per tutti è il tempo della veglia è la notte per il saggio raccolto in sé stesso.
70. Soltanto colui che non è turbato nonostante il flusso incessante dei desideri, che come l'oceano rimane immutabile nonostante i fiumi che vi si gettano, può trovare la pace, non colui che lotta per soddisfare questi desideri.
71. Soltanto colui che non è più attratto dai piaceri materiali ed è libero dai desideri, che ha lasciato ogni senso di possesso ed ha abbandonato il senso dell'io e del mio, può raggiungere la vera pace.
72. Questa è la via della vita spirituale e divina, e dopo averla raggiunta l'uomo non è più confuso. Colui che intraprende questa via, anche in punto di morte, va a risiedere stabilmente nel Sé
Capitolo 3. IL KARMA-YOGA.
1. Arjuna disse: O Janardana, o Keshava, perché mi inciti a questa orribile battaglia, se consideri la conoscenza superiore all'azione interessata?
2. La mia intelligenza è confusa dalle Tue istruzioni. Ti prego, indicami in modo definitivo la via migliore per me.
3. Il Signore Beato disse: O Arjuna senza peccato, come ho già spiegato, ci sono due tipi di sentiero che possono percorrere coloro che cercano di realizzare la Verità Assoluta. Alcuni tentano di giungervi con la ricerca filosofica, altri con l'azione, o Karma Yoga.
4. Non è semplicemente astenendosi dall'agire che ci si può liberare dalle conseguenze dell'azione; la rinuncia non è sufficiente per raggiungere la perfezione.
5. Tutti gli uomini sono inevitabilmente costretti ad agire sotto le influenze della natura materiale, perciò nessuno può astenersi dall'agire nemmeno per un istante.
6. Colui che controlla i sensi, ma ha la mente ancora legata agli oggetti dei sensi, certamente s'illude ed è un simulatore.
7. Invece, una persona sincera, che cerca di controllare i sensi purificando la mente, libera dall'attaccamento, che s'impegna nell'azione applicando i principi del Karma Yoga è di gran lunga superiore.
8. Compi il tuo dovere, perché l'azione è migliore dell'inazione. Senza agire l'uomo è incapace perfino di mantenere il proprio corpo.
9. L'attività dev'essere compiuta come un atto di devozione altrimenti lega il suo autore a questo mondo materiale. Perciò, o figlio di Kunti, compi il tuo dovere come azione sacrificale e sarai per sempre libero dai legami dell'attaccamento.
10. All'inizio della creazione il Signore di tutte le creature generò gli uomini e il sacrificio, e li benedisse dicendo: Siate felici compiendo questi yajna (sacrifici), poiché essi vi porteranno tutto ciò che desiderate per vivere felicemente e raggiungere la liberazione.
11.Gli esseri celesti, soddisfatti dai sacrifici, a loro volta vi soddisferanno, e da questo scambio nascerà la prosperità per tutti.
12. Soddisfatti dal compimento dei yajna (sacrifici), gli esseri celesti, incaricati delle varie necessità della vita, provvedono a tutte le necessità dell'uomo. Ma colui che gode dei loro doni senza offrirli in cambio agli esseri celesti è certamente un ladro.
13. I devoti del Signore sono liberi da ogni peccato perché mangiano solo cibo offerto in sacrificio. Gli altri, che preparano i cibi solo per il proprio piacere, in verità si nutrono di inganni.
14. I corpi di tutti gli esseri viventi si nutrono di alimenti che crescono con le piogge. E le piogge vengono grazie all'yajna (sacrificio), e dall'operare nasce il sacrificio.
15. Sappi che l'azione nasce dall'Essere e l'Essere dall'Assoluto. Perciò l'Essere che tutto compenetra si fonda sul sacrificio.
16. Mio caro Arjuna, l'uomo che non offre il suo contributo all'esistente, colui che vive solo per la soddisfazione dei sensi vive invano.
17. Tuttavia colui che trae piacere nel Sé, che è illuminato nel Sé, che gioisce ed è soddisfatto solo nel Sé, pienamente appagato, non ha più alcun dovere che debba essere compiuto.
18. L'uomo che ha realizzato la sua identità spirituale non ha interessi personali nell'adempiere i suoi doveri, né ha motivo di non compiere tali doveri. Egli non dipendere da altri esseri viventi.
19. Si deve agire per dovere, dunque, ed essere distaccati dai frutti delle azioni, perché agendo senza attaccamento si raggiunge il Supremo.
20. Re come Janaka raggiunsero la perfezione compiendo i doveri prescritti. Compi dunque il tuo dovere, se non altro per educare il tuo prossimo.
21. Qualunque cosa faccia un grande uomo, la gente segue le sue tracce. Tutto il mondo segue la norma che egli stabilisce col suo esempio.
22. O figlio di Pritha, nell'intero universo non c'è dovere prescritto per me. Né devo ottenere nulla che non abbia ottenuto, tuttavia continuo nel mio agire.
23. Infatti, se io non m'impegnassi con cura a compiere i doveri prescritti, o Partha, tutti gli uomini seguirebbero certamente la mia via.
24. Se mi astenessi dal compiere i doveri prescritti, tutti questi mondi andrebbero in rovina. Sarei la causa del disordine sociale e della distruzione delle creature.
25. Come l'ignorante compie il suo dovere con attaccamento al risultato, così anche il saggio agisce, ma senza attaccamento, al solo fine di preservare gli uomini dalla distruzione.
26. E' bene che il saggio non turbi la mente degli ignoranti attaccati all'azione interessata. Non devono essere incoraggiati ad astenersi dall'agire, ma piuttosto ad agire con spirito equilibrato.
27. Colui che è sviato dal senso dell'io crede di essere l'autore delle proprie azioni, che in realtà sono compiute dalle tre influenze della natura materiale.
28. O Arjuna dalle braccia potenti, colui che conosce la Verità Assoluta non si preoccupa dei sensi e della gratificazione dei sensi, perché sa qual è la differenza tra l'azione devozionale e l'azione interessata.
29. Sviato dalle influenze della natura materiale, l'uomo ignorante s'impegna completamente nelle attività materiali, a cui rimane attaccato. Ma il saggio non deve turbarlo.
30. Perciò, dedicando a Me tutte le tue attività e con la mente assorta nel Sé, combatti o Arjuna, libero da ogni motivazione personale, dall'egoismo e dall'indolenza.
31. Coloro che compiono il proprio dovere secondo le mie istruzioni e seguono quest'insegnamento con fede, senza invidia, si liberano dai legami dell'azione interessata.
32. Ma coloro che sono animati da spirito di contrapposizione disprezzano questi insegnamenti, sono ingannati dalla loro mente, illusi e destinati alla perdizione.
33. Anche il saggio agisce secondo la propria natura, poiché è così per tutti gli esseri. A che serve dunque reprimere questa natura?
34. Si devono osservare, senza caderne succubi, i meccanismi dell'attaccamento e dell'avversione, perché entrambi sono ostacoli sulla via della realizzazione spirituale.
35. E' meglio compiere il proprio dovere, seppure in modo imperfetto, che compiere il dovere di un altro, seppure ci paia migliore. E' meglio fallire o morire compiendo la propria legge, poiché seguire la via altrui reca sgomento.
36. Arjuna disse: O discendente di Vrishni, che cosa spinge l'uomo all'errore, anche contro il suo volere, come se vi fosse costretto?
37. Il Signore Beato disse: il desiderio soltanto, o Arjuna. Nato dal contatto con le forme della passione, poi trasformatasi in collera, è il nemico devastatore del mondo e la sorgente dell'errore.
38. Come il fuoco è coperto dal fumo, lo specchio è coperto dalla polvere e l'embrione è coperto dalla placenta, così l'essere vivente è coperto da differenti involucri di desiderio.
39. Così, o figlio di Kunti, la coscienza pura dell'uomo è coperta dalle passioni brucianti, come un fuoco insaziabile che prende ogni forma.
40. I sensi, la mente e l'intelligenza sono gli strumenti dell'ignoranza, che oscura la vera conoscenza dell'essere vivente e lo confonde.
41. Perciò, o Arjuna, migliore dei Bharata, dissipa l'ignoranza e i desideri regolando i sensi. Annienta ciò che è nemico della conoscenza e della realizzazione spirituale.
42. I sensi attivi sono superiori alla materia inerte, ma superiore ai sensi è la mente, e superiore alla mente è l'intelligenza. Ancora più elevato dell'intelligenza è il Sé.
43. Compreso dunque ciò che è superiore all'intelletto puro, coltiva il Sé per mezzo del Sé e annienta il nemico che ha forma di desiderio.
Capitolo 4. LO YOGA DELLA CONOSCENZA
1. Il Signore Beato disse: Ho insegnato questa disciplina immortale dello yoga a Vivasvan, il dio del sole, e Vivasvan l'ha insegnata a Manu, padre dell'umanità, e Manu a sua volta l'ha insegnata a Ikshvaku.
2. Questa scienza suprema fu trasmessa attraverso la successione di maestri e i Veggenti l'hanno ricevuta in questo modo. Ma col tempo la successione dei maestri si è interrotta e questa scienza sembra ora perduta.
3. Oggi t'insegno questa antichissima disciplina perché tu sei Mio devoto e Mio amico e conoscerai il segreto supremo.
4. Arjuna disse: Vivasvan, il dio del sole, è nato molto prima di Te; come devo intendere che sia stato Tu, in origine, a dargli questa scienza?
5. Il Signore Beato rispose: Entrambi, tu ed io, abbiamo attraversato innumerevoli nascite. Io posso ricordarle tutte, ma tu ancora le ignori, o vincitore dei nemici.
6. Sebbene sono il non-nato e l'Essere Imperituro; sebbene io sia il Signore di tutte le creature, tuttavia talvolta manifesto una nascita in virtù del mio stesso potere creativo.
7. Ogni volta che in qualche luogo dell'universo si perde l'armonia della legge e il disordine avanza, o discendente di Bharata, io accorro in persona.
8. Discendo di era in era per proteggere i giusti, annientare i malvagi e ristabilire i principi della legge.
9. O Arjuna, colui che conosce la reale natura della mia persona e delle mie attività non dovrà più rinascere nel mondo materiale quando lascia il corpo, ma raggiunge la mia dimora eterna.
10. Liberi dall'attaccamento, dalla paura e dalla collera, completamente assorti in me e cercando rifugio in me, numerosi sono coloro che in passato si purificarono attraverso l'ascesi e la conoscenza, e raggiunsero la mia stessa condizione di Essere.
11. Tutti seguono la mia via in un modo o nell'altro, o figlio di Pritha, e come si abbandonano a me, in proporzione io li ricompenso.
12. In questo mondo l'uomo aspira ai frutti dell'azione, e per questo adora gli esseri celesti. Certamente quaggiù raccoglie in breve tempo il frutto del suo lavoro.
13. Io ho creato le quattro divisioni della società secondo le tre influenze della natura materiale e le attività che esse impongono all'uomo. Ma sappi che, sebbene io le abbia create, non agisco all'interno di esse perché sono immutabile.
14. L'azione non mi contamina e io non aspiro ai frutti dell'azione. Colui che conosce questa verità non è vincolato, neppure lui, dalle proprie azioni.
15. Tutte le anime liberate del passato hanno agito con questa conoscenza. Perciò compi il tuo dovere seguendo il loro esempio.
16. Anche l'uomo intelligente rimane perplesso quando si tratta di determinare ciò che è l'azione e ciò che è l'inazione. Ora t'insegnerò che cos'è l'azione e con questa conoscenza sarai liberato dall'errore.
17. La natura dell'azione è molto difficile da capire; bisogna perciò distinguere bene tra l'azione, l'azione errata e l'inazione.
18. Colui che vede l'inazione nell'azione e l'azione nell'inazione si distingue per la sua intelligenza, e sebbene impegnato in ogni sorta di attività si situa sul piano della perfezione dello yoga.
19. Colui che agisce libero da ogni desiderio di gratificazione dei sensi è considerato fermamente situato nella conoscenza. Di lui, i saggi affermano che il fuoco della conoscenza perfetta ha ridotto in cenere le conseguenze dei suoi atti.
20. Abbandonando ogni attaccamento al risultato dell'azione, sempre soddisfatto e indipendente, egli non compie azioni interessate, benché impegnato in ogni tipo di attività.
21. Quest'uomo di conoscenza agisce con mente e intelligenza perfettamente controllate, rinuncia a ogni senso di possesso e agisce solo per provvedere ai suoi stretti bisogni vitali. Così facendo non è soggetto ad alcun errore.
22. Colui che è libero dalla dualità e dall'invidia, equanime nel fallimento e nel successo, soddisfatto di ciò che gli giunge naturalmente, sebbene agisca non rimane mai condizionato.
23. Colui che è privo di attaccamento, che ha la mente stabile nella consapevolezza di sé, e le cui azioni sono offerte in sacrificio è libero dalla legge di causa effetto.
24. L'offerta è Brahman, l'oblazione è Brahman; è Brahman che versa Brahman nel fuoco sacrificale. Brahman è la meta, Brahman è colui che opera.
25. Alcuni yogi adorano perfettamente gli esseri celesti offrendo loro diversi sacrifici, altri offrono sacrifici nel fuoco del Brahman Supremo.
26. Alcuni sacrificano l'udito e gli altri sensi nel fuoco della mente controllata, altri sacrificano il suono e gli altri oggetti dei sensi nel fuoco dei sensi.
27. Coloro che desiderano raggiungere la realizzazione spirituale, controllando la mente e i sensi, offrono in sacrificio nel fuoco della mente controllata le attività dei sensi e il soffio vitale.
28. Seguendo rigidi voti, alcuni diventano illuminati dal sacrificio dei beni materiali, e altri dal compimento di severe austerità, dalla pratica dello yoga, o dallo studio e dalla conoscenza.
29. Alcuni, inoltre, esercitano il controllo del respiro, sacrificando l'espirazione nell'inspirazione e l'inspirazione nell'espirazione e giungono così a sospendere la respirazione.
30. Altri ancora, limitando il nutrimento, sacrificano il soffio vitale in sé stesso. Coloro che conoscono lo scopo del sacrificio si liberano da ogni imperfezione.
31. Avendo gustato il nettare dei frutti del sacrificio, si uniscono al Brahman immortale. O migliore dei Kuru, questo mondo non è di coloro che non conoscono il sacrificio, né l'altro.
32. Tutti questi sacrifici sono posti nella bocca di Brahman. Sappi che tutti i sacrifici nascono dall'azione; sapendo questo otterrai la liberazione.
33. O vincitore dei nemici, il sacrificio nella conoscenza è superiore al sacrificio dei beni materiali poiché tutte le azione hanno il loro compimento nella conoscenza, o figlio di Pritha.
34. Cerca di conoscere la verità avvicinando un maestro spirituale, ponigli delle domande con sottomissione e servilo. L'anima realizzata può rivelarti la conoscenza perché ha visto la verità.
35. E quando avrai appreso la verità da un'anima realizzata non cadrai mai più nell'illusione perché capirai che tutti gli esseri sono parte del Supremo o, in altre parole, essi mi appartengono.
36. Anche se tu fossi il peggiore dei peccatori, una volta salito sul vascello della conoscenza supererai l'oceano della sofferenza.
37. Simile al fuoco ardente che riduce il legno in cenere, o Arjuna, il fuoco della conoscenza riduce in cenere tutte le azioni.
38. In questo mondo, niente è così puro e sublime come la conoscenza. Colui che è diventato maturo nella pratica dello yoga, a suo tempo, trova in sé stesso questa conoscenza.
39. L'uomo di fede, assorto nella conoscenza perfetta e maestro dei sensi, conquista presto la suprema pace spirituale.
40. Ma gli ignoranti e i miscredenti, che dubitano delle Scritture rivelate, non possono diventare coscienti di Dio. Per colui che dubita non c'è felicità né in questa vita né nella prossima.
41. L'uomo che pratica la disciplina rinunciando ai frutti dell'azione, e ha eliminato i dubbi mediante la conoscenza, è fermamente stabilito nel sé, perciò non è legato dall'azione, o conquistatore delle ricchezze.
42. I dubbi che sono sorti nel tuo cuore a causa dell'ignoranza devono dunque essere recisi con l'arma della conoscenza. Pratica lo yoga, o Bharata, alzati e combatti.
Capitolo 5.LA VERA RINUNCIA ALL'AZIONE
1. Arjuna disse: Krishna, Tu prima mi chiedi di rinunciare all'azione, poi di agire con devozione. Dimmelo chiaramente, Ti prego, quale delle due vie è la migliore per me?
2. Il Signore Beato disse: La rinuncia all'azione e l'azione devozionale conducono entrambe alla liberazione, ma l'azione disciplinata è più elevata.
3. Colui che non disdegna né desidera i frutti delle sue attività è sempre situato nella rinuncia. Tale persona, libera dalla dualità, scioglie facilmente il legame materiale ed è completamente liberata, o Arjuna dalle braccia potenti.
4. Solo l'ignorante sosterrà che il karma-yoga e il servizio devozionale sono differenti dallo studio analitico del mondo materiale (il sankhya). I veri eruditi affermano che seguendo perfettamente l'una o l'altra via si raggiunge lo stesso risultato.
5. Colui che sa che il fine ottenuto con la ricerca filosofica è raggiungibile anche col servizio devozionale, e vede così che la via della ricerca filosofica e la via del servizio devozionale sono sullo stesso piano, vede le cose così come sono.
6. Chi rinuncia all'attività, ma non s'impegna nello yoga non può essere felice. Il saggio, invece, impegnato nello yoga raggiunge rapidamente il Brahman.
7. Colui che agisce con distacco, l'anima pura, padrone dei sensi e della mente, che vede la sua stessa anima in ogni essere, sebbene agisca, non è mai condizionato.
8-9. L'uomo che è situato nella coscienza divina, sebbene veda, ascolti, tocchi, senta, mangi, si muova, dorma e respiri, è consapevole di non essere in realtà l'autore delle proprie azioni. Quando parla, mangia, anusa, accetta, apre o chiude gli occhi è sempre consapevole che soltanto i sensi materiali sono impegnati con gli oggetti e che lui non ha alcun legame con queste azioni.
10. Colui che compie il suo dovere senza attaccamento, offrendone i frutti al Brahman, non è toccato dal peccato come la foglia del loto non è toccata dall'acqua.
11. Spezzando ogni attaccamento, gli yogi agiscono col corpo, la mente, l'intelligenza e perfino con i sensi, solo al fine di purificarsi.
12. Colui che ricerca la conoscenza raggiunge la pace perfetta perché rinuncia al risultato di tutte le sue attività, mentre chi è avido dei frutti del proprio lavoro rimane in schiavitù.
13. Quando l'anima incarnata domina la sua natura inferiore e rinuncia con la mente a ogni azione, vive felice nella città dalle nove porte (il corpo materiale) e non compie né causa alcuna azione.
14. L'Atman non genera alcuna attività, non induce gli altri ad agire né crea i frutti dell'azione. Tutto ciò è opera delle influenze della natura materiale.
15. Il Signore Supremo non è mai responsabile delle azioni buone o cattive di qualcuno. Ma gli esseri incarnati rimangono confusi perché l'ignoranza copre loro la vera conoscenza.
16. Tuttavia, quando si è illuminati dalla conoscenza che distrugge l'ignoranza, questa conoscenza rivela ogni cosa come il sorgere del sole.
17. Colui che ripone l'intelligenza, la mente, il proprio rifugio e la fede nel Supremo, è liberato da ogni sofferenza; procede allora con passo sicuro sul sentiero della liberazione.
18. Il saggio, illuminato dalla vera conoscenza, vede con occhio equanime il brahmana nobile ed erudito, la mucca, l'elefante, il cane e l'intoccabile.
19. Coloro che hanno la mente sempre equanime hanno già vinto la nascita e la morte e ogni cosa di questo mondo. Sono infallibili come il Brahman, perciò sono già situati nel Brahman.
20. La persona che non si rallegra nell'ottenere ciò che è piacevole e non si lamenta nel subire ciò che è spiacevole, che ha l'intelligenza fissa sul Sé, che non conosce lo smarrimento e possiede la scienza di Dio, è già situata nel Brahman.
21. Questa persona liberata non è attratta dal piacere materiale dei sensi o dagli oggetti esterni, ma è sempre concentrata nel Sé, e gode di perfetta felicità.
22. La persona intelligente si tiene lontana dalle fonti della sofferenza, che sono dovute al contatto dei sensi con la materia. O figlio di Kunti, questi piaceri hanno un inizio e una fine e l'uomo saggio non trae gioia da essi.
23. Colui che prima di lasciare il corpo impara a resistere agli stimoli dei sensi materiali, a frenare gli impulsi nati dal desiderio e dalla collera, è un uomo unificato ed è felice anche in questo mondo.
24. Colui che è felice all'interno, che è attivo all'interno, che gioisce all'interno e il cui scopo è interiore è in realtà il mistico perfetto, è liberato in vita e raggiunge il Brahman.
25. Coloro che hanno superato la dualità che nasce dal dubbio, che hanno la mente volta all'interno, che agiscono sempre per il bene di tutti gli esseri e sono liberi dal peccato, raggiungono la liberazione nel Supremo.
26. Coloro che sono liberi dalla collera e da ogni desiderio materiale, che sono realizzati, che sono padroni di sé e si sforzano costantemente di raggiungere la perfezione sono situati nel Brahman.
27-28. Chiudendosi agli oggetti esterni dei sensi, con lo sguardo fisso tra le sopracciglia, trattenendo nelle narici l'aria ascendente e quella discendente, controllando così i sensi, la mente e l'intelligenza, lo yogi si libera dal desiderio, dalla paura e dalla collera. Chi rimane sempre in questa condizione è certamente liberato.
Capitolo 6. LA DISCIPLINA DELLA MEDITAZIONE
1. Il Signore beato disse: Colui che non è attaccato al frutto delle sue azioni e agisce con senso del dovere è nell'ordine dei rinuncianti ed è il vero yogi: non colui che non accende il fuoco e non compie alcuna azione.
2. Ciò che si chiama rinuncia non è diverso dallo yoga, l'unione col Supremo, perché nessuno può diventare uno yogi se non rinuncia al desiderio della gratificazione personale.
3. Per il neofita che inizia la via dello yoga l'azione è considerata il mezzo, mentre per colui che è già situato nello yoga l'abbandono di tutte le attività materiali è considerato il mezzo.
4. Si dice che una persona è avanzata nello yoga quando, avendo rinunciato a ogni desiderio materiale, non agisce per la gratificazione personale né s'impegna in attività interessate.
5. L'uomo deve usare la propria mente per elevarsi, non per degradarsi. La mente può essere amica dell'anima condizionata, come può esserle nemica.
6. Per colui che ha conquistato la mente, la mente è la migliore amica; ma per colui che fallisce nell'intento, la mente diventa la peggiore nemica.
7. Chi ha conquistato la mente e ottenuto così la pace ha già raggiunto il Brahman. Per lui, la gioia e il dolore, il freddo e il caldo, l'onore e il disonore sono uguali.
8. Si dice che una persona è situata nella realizzazione spirituale ed è chiamata yogi quando è pienamente soddisfatta grazie alla conoscenza e alla realizzazione acquisita. Tale persona è situata nella Pienezza e nell'Unità e possiede il controllo di sé. Vede ogni cosa, la zolla di terra, il sasso e l'oro, con occhio equanime.
9. Tra tutti è superiore colui che vede tutti, l'onesto, il benefattore, l'amico e il nemico, l'invidioso e il virtuoso, il peccatore e il santo, con mente equanime.
10. Lo yogi si ritiri in perfetta solitudine, e concentri la mente solo sull'Atman. Viva da solo in un luogo appartato e si eserciti costantemente. Sia libero da ogni desiderio, da ogni aspettativa e senso di possesso.
11-12. Per praticare lo yoga occorre andare in un luogo appartato e preparare uno strato d'erba kusha sul terreno, poi coprirlo con una pelle di daino e un panno di tessuto soffice. Il seggio non deve essere né troppo alto né troppo basso e deve trovarsi in un luogo sacro. Lo yogi deve sedersi immobile e praticare lo yoga controllando la mente e i sensi, purificando il cuore e fissando la mente su un unico punto.
13-14. Bisogna tenere il corpo, il collo, la testa diritti e lo sguardo fisso sull'estremità del naso. Così, con la mente quieta e controllata, liberi dalla paura e dal desiderio, si deve meditare su di me nel cuore e fare di Me lo scopo ultimo della vita.
15. Così, praticando il controllo del corpo, della mente e dell'azione, lo yogi raggiunge il regno di Dio ponendo fine alla sua esistenza materiale.
16. Nessuno può diventare uno yogi, o Arjuna, se mangia troppo o troppo poco, se dorme troppo o troppo poco.
17. Chi è moderato nel mangiare e nel dormire, nel lavoro e nel riposo può, con la pratica dello yoga, alleviare le sofferenze dell'esistenza materiale.
18. Quando lo yogi giunge, con la pratica dello yoga, a regolare le attività della mente e, libero da ogni desiderio materiale, si situa nell'Atman, si dice che ha raggiunto la perfezione dello yoga.
19. Come una fiamma al riparo dal vento non oscilla, così lo yogi che controlla la mente rimane sempre fermo nella meditazione sull'Anima Suprema.
20-23. La perfezione dello yoga, o samadhi, si raggiunge quando si sottrae la mente a ogni attività e ad ogni oggetto con la pratica dello yoga. In questo stato sereno si trova la perfetta felicità del Sé. Raggiunta questa perfezione, non ci si allontana più dalla verità e si comprende che non vi è nulla di più prezioso. In questa posizione non si può essere turbati neppure da un dolore intenso. Questa è la vera libertà da tutte le sofferenze sorte dal contatto con la materia.
24. Si deve praticare lo yoga con fede e determinazione incrollabili. Si devono abbandonare senza riserve tutti i desideri materiali generati dall'immaginazione e controllare i sensi.
25. Animato da una ferma risoluzione, lo yogi deve elevarsi gradualmente, passo dopo passo, fino a raggiungere la perfetta concentrazione e fissare la mente solo sul Sé, senza pensare più ad altro.
26. Ovunque la mente vaghi a causa della sua natura agitata e instabile, deve essere ricondotta al Sé.
27. Lo yogi la cui mente è assorta in Me conosce senza dubbio la felicità suprema. Egli è liberato, la sua mente è serena, le sue passioni placate, egli è Brahman.
28. Situato nel Sé, libero da ogni contaminazione materiale, lo yogi gode della felicità più alta in contatto con la Coscienza Suprema, unità di tutte le cose.
29. Il vero yogi vede Me in tutti gli esseri e tutti gli esseri in Me. In verità, l'anima realizzata Mi vede ovunque.
30. L'essere che Mi vede ovunque e vede tutto in Me non è mai separato da Me, come io non sono mai separato da lui.
31. Lo yogi, sapendo che io e l'Atman, situato in tutte le creature, siamo Uno, Mi adora e dimora sempre in Me.
32. Uno yogi perfetto, o Arjuna, è colui che in relazione a sé stesso vede la vera uguaglianza di tutti gli esseri, felici o infelici.
33. Arjuna disse: O Madhusudana, non vedo come io possa mettere in pratica questo yoga che Tu hai brevemente descritto, poiché la mente è agitata e instabile.
34. La mente, o Krishna, è agitata, turbolenta, ostinata e molto forte; dominarla mi sembra più difficile che controllare il vento.
35. Il Signore Beato disse: O Arjuna dalle braccia potenti, è certamente difficile domare questa mente irrequita, tuttavia è possibile, o figlio di Kunti, con una pratica costante e col distacco.
36. Per chi non ha il controllo della mente, la realizzazione spirituale sarà un'impresa difficile. Ma per colui che domina la mente e si esercita nel modo giusto, il successo è sicuro.
37. Arjuna disse: Qual è il destino di chi ha fede ma non persevera, di chi intraprende la via della realizzazione spirituale ma poi l'abbandona, incapace di staccare la mente dal mondo, e non raggiunge quindi la perfezione spirituale?
38.O Krishna dalle potenti braccia, lo yogi che si allontana dalla via della Trascendenza, privo di ogni rifugio, non perisce forse come una nuvola al vento?
39. Questo è il mio cruccio, o Krishna, Ti prego, dissipalo completamente. Nessuno all'infuori di Te può risolvere questo mio dubbio.
40. Il Signore Beato disse: O figlio di Pritha, per colui che agisce degnamente non c'è distruzione né in questo mondo né oltre; colui che fa del bene, amico mio, non è mai sopraffatto dal male.
41. Dopo innumerevoli anni sui pianeti dei virtuosi, chi ha fallito nella via dello yoga nasce in una famiglia di puri e saggi.
42. Egli può anche rinascere in una famiglia di uomini sapienti che praticano lo yoga. In realtà, è raro in questo mondo ottenere una simile nascita.
43. Con questa nascita egli ritrova la coscienza raggiunta nella vita precedente e continua a perseguire nella ricerca, o figlio di Kuru.
44. Grazie alla coscienza ottenuta nel remoto passato, egli è spontaneamente attratto dai principi dello yoga anche senza volerlo. Costui ha già superato tutti i riti delle Scritture.
45. Quindi lo yogi, purificato da ogni contaminazione, dopo numerose vite di pratica, consegue la meta suprema.
46. Lo yogi è più elevato dell'asceta, del filosofo e dell'uomo che aspira ai frutti dell'azione. Perciò, in ogni circostanza sii uno yogi, o Arjuna.
47. E di tutti gli yogi, colui che con grande fede dimora sempre in Me e Mi adora servendomi con amore incondizionato è il più intimamente legato a Me ed è il più grande di tutti.
Capitolo 7. LA DISCIPLINA DELLA CONOSCENZA E DEL DISCERNIMENTO
1. Il Signore Beato disse: Ora, o figlio di Pritha, ascolta come praticando lo yoga e concentrandoti saldamente in Me, potrai conoscermi al di là di ogni dubbio.
2. Ora ti rivelerò completamente la conoscenza del fenomeno e dell'essenza, fuori della quale niente altro resta da conoscere.
3. Tra migliaia di uomini, forse uno cerca la perfezione, e tra coloro che la raggiungono, raro è colui che Mi conosce veramente.
4. Terra, acqua, fuoco, aria, etere, mente, intelligenza, questi otto elementi, distinti da me, costituiscono la mia energia materiale.
5. O Arjuna dalle braccia potenti, oltre a questa natura inferiore, c'è la mia natura superiore, lo Spirito che sostiene l'intero universo.
6. Di tutte le cose materiali e spirituali di questo mondo sappi per certo che io sono l'origine e la fine.
7. O conquistatore delle ricchezze, nessuna verità mi è superiore. Tutto su di Me si sostiene, come le perle sul filo.
8. O figlio di Kunti, io sono il sapore dell'acqua, la luce del sole e della luna, la sillaba Om nei mantra vedici. Sono il suono nell'etere e l'abilità nell'uomo.
9. Sono il profumo della terra e il calore del fuoco. Sono la vitalità in tutto ciò che vive, sono l'austerità nell'asceta.
10. Sappi, o figlio di Pritha, che sono il seme da cui hanno origine tutte le esistenze. Sono l'intelligenza dell'intelligente, e la potenza del potente.
11. Sono la forza del forte, priva di desiderio e di passione. Sono il desiderio che non è contrario alle leggi, o principe dei Bharata.
12. Sappi che ogni condizione dell'essere, dipenda essa dalla virtù, dalla passione o dall'ignoranza, non è che una manifestazione della Mia energia. In un certo senso Io sono tutto, ma ne rimango indipendente Non sono soggetto alle influenze della natura materiale, poiché esse sono in Me.
13. Illuso dalle tre influenze materiali, il mondo intero non può vedere Me, l'inesauribile, che trascendo ogni sfera materiale.
14. La Mia energia divina, costituita dalle tre influenze della natura materiale, è difficile da superare. Ma chi s'abbandona a Me ne varca facilmente i confini.
15. Coloro che compiono iniquità, i vili, gli ignoranti, i malvagi, annebbiati dall'illusione non possono trovare rifugio in Me.
16. O migliore dei Bharata, quattro tipi di uomini virtuosi mi servono con devozione: chi è afflitto, chi desidera la conoscenza, chi opera per la buona amministrazione e chi aspira all' Assoluto.
17. Fra tutti, il saggio che si vota all'Unione con l'Assoluto è superiore. Io gli sono molto caro, e lui è molto caro a Me.
18. Tutti questi devoti sono certamente grandi anime, ma colui che Mi conosce direttamente io lo considero situato in Me. Assorto nel Mio servizio, senza dubbio egli viene a Me.
19. Dopo numerose nascite e morti, colui che possiede la vera conoscenza si sottomette a Me sapendo che io sono la causa di tutte le cause e di tutto ciò che esiste. Un'anima così grande è molto rara.
20. Coloro che hanno la mente offuscata dai desideri materiali si sottomettono agli esseri celesti e vanno, ciascuno secondo la propria natura, a questa o quella divinità.
21. Ma al devoto sincero io rendo incrollabile qualsiasi fede abbia scelto.
22. Colmo di questa fede, egli tende a propiziarsi un particolare essere celeste e vede così soddisfatti i propri desideri. Ma in realtà questi benefici vengono da Me soltanto.
23. Gli uomini di scarsa intelligenza adorano gli esseri celesti e ottengono frutti limitati e temporanei. Coloro che adorano gli Dei vanno agli Dei, ma coloro che ricercano Me vengono a Me.
24. Gli uomini privi d'intelligenza, non conoscendomi, credono che Io possieda qualche forma e personalità. A causa della loro ignoranza non conoscono la Mia vera natura, che è immutabile e immanifesta.
25. Non mi rivelo mai agli sciocchi e agli ignoranti. Per loro rimango nascosto dalla Mia potenza creatrice (yoga-maya), perciò essi non sanno che io sono non-nato e immutabile.
26. O Arjuna, poiché Io sono Dio, la Persona Suprema, so tutto del passato, del presente e del futuro. Conosco anche tutti gli esseri viventi, ma nessuno conosce Me.
27. O discendente di Bharata, o vincitore dei nemici, tutti gli esseri nascono nell'illusione, sopraffatti dalla dualità del desiderio e dell'avversione.
28. Le persone che agiscono meritoriamente, abbandonato ogni errore, libere dalla dualità illusoria, onorano Me saldi nei loro voti.
29. Le persone intelligenti, che si sforzano di liberarsi dalla vecchiaia e dalla morte, si rifugiano in Me, e sono infine uniti al Brahman perché possiedono la completa conoscenza delle azioni materiali e spirituali.
30. Coloro che sono pienamente coscienti di Me e Mi conoscono come Signore Supremo, principio che governa la manifestazione materiale, gli esseri celesti e i sacrifici, vedono Me anche quando giungono di fronte alla morte.
Capitolo 8. RAGGIUNGERE IL SUPREMO.
1. Arjuna allora chiese:che cos'è il Brahman? Che cos'è il Sé? Che cos'è il Karma? Che cos'è questa manifestazione materiale, chi sono gli esseri mortali e temporanei? E chi sono gli esseri celesti? Ti prego, spiegamelo.
2. Chi è l'Atman, o Madhusudana? Come vive nel corpo? E come Ti conosceranno, al momento della morte, coloro che Ti servono con amore e praticano i tuoi insegnamenti?
3. Il Signore Beato disse: l'Essere vivente, trascendentale e indistruttibile, è detto Brahman, e la sua natura individuale è detta Atman, il Sé. L'insieme delle azioni che determinano i corpi di cui si rivestirà è chiamato karma, o attività creatice.
4. La natura materiale, che è in perenne mutamento, è detta corruttibile. La forma universale del Signore, che include tutti gli esseri celesti, è detta l'Essere Supremo, adhidaivata. E Io, il Signore Supremo, che come Atman abito nel cuore di ogni essere incarnato, sono chiamato adhiyajna (il Signore del sacrificio).
5. Chiunque, all'istante della morte, lascia il corpo ricordandosi di Me soltanto raggiunge subito la Mia dimora. Non dubitarne.
6. Senza dubbio, sono i ricordi che si hanno all'istante di lasciare il corpo che determinano la condizione futura dell'essere, o figlio di Kunti.
7. Così, o Arjuna, pensa sempre a Me, e allo stesso tempo compi il tuo dovere di combattere. Dedicando a Me le tue azioni, fissando in Me la tua mente e la tua intelligenza, senza alcun dubbio verrai a Me.
8. Colui che medita su di Me, e si ricorda sempre di Me senza mai deviare, certamente viene a Me, o Partha.
9. Si deve meditare sulla Persona Suprema come sull'Essere onnisciente, il più antico, Colui che controlla e mantiene tutto, che è più piccolo del più piccolo ed è inconcepibile, al di là dell'intelligibile, e che rimane sempre indivisibile, luminoso e trascendente.
10. Colui che all'istante della morte fissa tra le sopracciglia il soffio vitale e con la devozione più profonda s'immerge nel ricordo del Signore Supremo, tornerà certamente a Lui.
11. Ti parlerò ora dei conoscitori dei Veda, che pronunciano l'omkara e sono grandi asceti, di come costoro raggiungono il Brahman. Desiderando tale perfezione si deve praticare il celibato. Ti descriverò ora questa via di salvezza.
12. Lo yoga consiste nel distaccarsi da tutte le attività dei sensi. Chiudendo le porte dei sensi, mantenendo la mente fissa sul cuore e concentrando il soffio vitale tra le sopracciglia, ci si può stabilire nello yoga (unione col Divino).
13. Praticando lo yoga e pronunciando la sillaba sacra Aum, suprema unione di lettere, colui che all'istante di lasciare il corpo pensa a Me, certamente verrà a Me.
14. Colui che si ricorda sempre di Me, senza deviare, Mi raggiunge facilmente, o figlio di Pritha, grazie al suo costante impegno nella disciplina.
15. Dopo averMi raggiunto, le grandi anime, yogi colmi di devozione, mai più torneranno in questo mondo temporaneo e pieno di sofferenza, poiché hanno ottenuto la perfezione più alta.
16. Tutti i mondi dell'esistente, dal più alto al più basso, sono luoghi di sofferenza dove nascita e morte si susseguono. Ma colui che raggiunge la Mia dimora, o figlio di Kunti, non rinasce più.
17. Un giorno di Brahma equivale a mille ere secondo il calcolo terrestre. E altrettanto lunga è la sua notte.
18. Quando sorge il giorno di Brahma (un ciclo creativo del cosmo) tornano all'esistenza tutte le varietà degli esseri, e quando viene la notte sono tutte annientate.
19. Senza fine ritorna il giorno di Brahma e tutti gli esseri tornano all'esistenza, e ogni volta, col sopraggiungere della notte di Brahma (ciclo distruttivo del cosmo), essi sono inesorabilmente dissolti, o Partha.
20. Esiste tuttavia un'altra condizione, che è eterna ed è al di là del manifesto e del non manifesto. Non è mai annientata, anche quando tutto in questo mondo è dissolto.
21. Questa dimora suprema è detta non manifestata e incondizionata ed è la condizione suprema. Chi la raggiunge non torna più indietro. Questa è la Mia vera dimora.
22. Tale è lo stato Supremo dove ogni essere dimora in Dio, da dove ogni ente è manifestato, da cui tutto questo mondo è pervaso. Quello è ciò che ricerca di realizzare chi nutre l'aspirazione spirituale all'eterno.
23. O migliore dei Bharata, ti descriverò ora le condizioni per cui lo yogi parte da questo mondo per non tornare più, e quelle da cui parte per ritornare.
24. Coloro che conoscono il Brahman Supremo raggiungono l'eternità lasciando questo mondo in un momento propizio, alla luce del giorno e con la benedizione del fuoco, durante i quindici giorni di luna crescente e i sei mesi in cui il sole passa a settentrione.
25. Lo yogi che parte da questo mondo nella notte, nel fumo, durante i quindici giorni della luna calante o nei sei mesi in cui il sole passa a meridione, raggiunge l'astro lunare, e dovrà ancora tornare in questo mondo.
26. Secondo i Veda esistono due modi di lasciare questo mondo: nelle tenebre o nella luce. L'una è la via del ritorno e l'altra del non-ritorno.
27. Coloro che conoscano queste due vie non sono mai confusi. Perciò sii sempre assorto nella meditazione, o Arjuna.
28. Lo yogi, una volta appreso tutto questo, oltrepassa le necessità dei meriti acquisiti con lo studio dei Veda, con i sacrifici, con le austerità e con le azioni caritatevoli. Egli consegue la meta suprema e ritrova la sua condizione originaria.
Capitolo 9. LA CONOSCENZA DEL SEGRETO E LA SAPIENZA REGALE
1. Il Signore Supremo disse: Rivelerò a te, Arjiuna, la saggezza più segreta, con la quale sarai liberato dalle sofferenze dell'esistenza materiale.
2. Questa è la conoscenza regale, il mistero sovrano, la conoscenza purificatrice che si svela con l' immediata comprensione, e in accordo con il dharma.
3. Coloro che sono privi di fede nella legge eterna, o vincitore dei nemici, tornano a nascere e a morire in questo mondo materiale.
4. Questo universo è tutto penetrato da Me, nella Mia forma non manifestata. Tutti gli esseri dipendono da Me, ma Io non dipendo da loro.
5. Tuttavia, niente di ciò che è sussiste è in Me. Guarda la Mia potenza creatrice! Io sostengo tutti gli esseri viventi, Io sono presente ovunque, eppure rimango la sorgente stessa di tutta la creazione.
6. Come il vento possente, che soffia ovunque, rimane sempre nello spazio etereo, cosi sappi che tutti gli esseri rimangono in Me.
7. O figlio di Kunti, alla fine di un'era tutte le manifestazioni materiali rientrano in Me e all'inizio dell'era successiva, per la Mia potenza, Io le creo di nuovo.
8. L'intero ordine cosmico è sotto il Mio controllo. Per la Mia volontà ogni volta si manifesta di nuovo, e sempre per la Mia volontà alla fine è annientato.
9. O Dhananjaya, tutte queste azioni non possono legarmi. Sempre distaccato da esse, io rimango neutrale.
10. La natura agisce sotto la Mia direzione, o figlio di Kunti, e genera tutti gli esseri, mobili e immobili, per cui l'universo è sottoposto ad espansione e riassorbimento.
11. Gli stolti mi denigrano quando mi celo sotto le sembianze umane. Non conoscono la Mia natura assoluta, né la Mia supremazia su tutto ciò che esiste.
12. Coloro che in questo modo inseguono gli inganni e le apparenze, prediligono l'opera delle potenze inferiori e dei demoni.
13. O figlio di Pritha, coloro che non sono illusi, le grandi anime, sono sotto la protezione della natura divina. Sapendo che Io sono Dio, la Persona Suprema, originale e inesauribile, essi si dedicano alla conoscenza di Me soltanto.
14. Cantando sempre le Mie glorie, applicandosi nello yoga con grande determinazione, rendendomi omaggio con la devozione.
15. Altri, che coltivano la conoscenza, adorano il Signore Supremo sia come l'Uno senza secondo, sia nella diversità degli esseri e delle cose, sia nella forma universale.
16. Ma Io sono il rito e il sacrificio, l'offerta agli antenati, l'erba medicinale e il canto trascendentale. Io sono il burro, il fuoco e l'offerta.
17. Di questo universo io sono il padre, la madre, il sostegno e l'antenato. Io sono l'oggetto della conoscenza, il purificatore e la sillaba Om. Io sono il Rig, il Sama e lo Yajur (Veda).
18. Io sono il fine, il sostegno, il maestro, il testimone, la dimora, il rifugio, l'amico più caro. Io sono la creazione e la distruzione, la base di ogni cosa, il luogo del riposo e l'eterno ricominciamento.
19. Io, O Arjuna, controllo il caldo, la pioggia e la siccità. Io sono l'immortalità e la morte, sono l'essere e il non-essere, o Arijuna.
20. Coloro che studiano i Veda e bevono il soma, cercando così di raggiungere la conoscenza, Mi adorano indirettamente. Essi rinascono tra gli Dei, dove godono di piaceri paradisiaci.
21. Quando hanno goduto di questi piaceri paradisiaci, essi tornano su questa Terra mortale. Così, seguendo i principi dei Veda, ottengono solo una felicità fugace.
22. Ma a coloro che Mi adorano con devozione meditando con la mente sempre rivolta a Me, Io soddisfo le necessità e preservo ciò che possiedono.
23. Ciò che l'uomo sacrifica agli esseri celesti, o figlio di Kunti, è in realtà destinato a Me soltanto, ma è offerto senza vera conoscenza.
24. Io sono l'unico beneficiario e l'unico oggetto del sacrificio. Coloro che non Mi conoscono nell'essenza sono destinati ancora a cadere.
25. Coloro che adorano gli Dei nasceranno tra gli Dei; coloro che adorano gli spettri e gli altri spiriti rinasceranno tra questi esseri; coloro che adorano gli antenati raggiungeranno gli antenati, e coloro che adorano Me verranno a Me.
26. Se qualcuno Mi offre, con amore e devozione, una foglia, un fiore, un frutto e dell'acqua, accetterò la sua offerta.
27. Qualsiasi cosa fai, mangi, sacrifichi e dai in carità, così come le austerità che pratichi, offri tutto a Me, o figlio di Kunti.
28. Così sarai esente dalle conseguenze di tutte le tue buone e cattive azioni, e per questo principio di rinuncia sarai liberato e verrai a Me.
29. Non privilegio e non avverso nessuno. Sono uguale per tutte le creature. Ma chiunque Mi serva con devozione vive in Me e Io in lui.
30. Anche se commettesse gli atti peggiori, colui che è mi onora con devozione dev'essere considerato un saggio perché è sulla via perfetta.
31. Rapidamente egli diventa puro e trova la pace eterna. Proclamalo pure con forza, o figlio di Kunti: colui che Mi è fedele non è mai perduto.
32. O figlio di Pritha, coloro che prendono rifugio in Me, anche se sono di bassa nascita, donne, mercanti o schiavi, possono raggiungere la destinazione suprema.
33. Che dire allora dei brahmana, dei giusti, dei devoti e dei re santi che in questo mondo temporaneo e pieno di sofferenze Mi servono con amore e devozione?
34. Pensa sempre a Me, servimi con devozione, offrimi i tuoi omaggi e il sacrificio. Perfettamente assorto in Me, certamente verrai a Me.
Capitolo 10. LA GLORIA DELL'ASSOLUTO.
1. Il Signore Supremo disse: O Arjuna dalle braccia potenti, amico mio carissimo, ascolta ancora la mia parola, che è detta per il tuo bene e ti porterà grande gioia.
2. Né la moltitudine degli esseri celesti né i grandi saggi conoscono la Mia origine perché io sono la fonte, sotto ogni aspetto, degli uni come degli altri.
3. Colui che Mi conosce come il non-nato, Colui che è senza inizio, il sovrano di tutti i mondi, non è illuso ed è libero da tutte le colpe.
4-5. L'intelligenza, la conoscenza, la libertà dal dubbio e dall'illusione, il perdono, la veridicità, il controllo di sé e la calma, la gioia e il dolore, la nascita e la morte, la paura e il coraggio, la non-violenza, l'equanimità, la soddisfazione, l'austerità, la generosità, la gloria e l'infamia, tutte queste cose hanno origine da Me soltanto.
6. I sette grandi saggi, i quattro che li precedettero e i Manu, padri dell'umanità, sono nati dalla Mia mente; tutte le creature, in questo mondo, discendono da loro.
7. Colui che conosce veramente questa Mia gloria e potenza Mi serve con devozione pura e completa, non c'è dubbio.
8. Io sono la fonte di tutti i mondi, spirituali e materiali. Tutto emana da Me. I saggi che conoscono perfettamente questa verità Mi servono con devozione e Mi adorano con tutto il cuore.
9. I pensieri dei Miei veri devoti sono sempre per Me, la loro vita è abbandonata a Me ed essi traggono grande soddisfazione e felicità istruendosi l'un l'altro e conversando su di Me.
10. A coloro che sempre Mi servono e Mi adorano con amore e devozione do l'intelligenza con la quale potranno giungere a Me.
11. Pieno di compassione per loro, Io che vivo nel loro cuore distruggo, con la torcia luminosa della conoscenza, le tenebre dell'ignoranza.
12-13. Arjuna disse: Tu sei il Brahman Supremo, la dimora ultima, il purificatore sovrano, la Verità Assoluta e l'eterna Persona Divina. Tu sei Dio, l'essere primordiale, non creato e onnipresente. Tu sei il non-nato e la bellezza che tutto pervade. Tutti i grandi saggi, come Narada, Asita, Devala, Vyasa, lo hanno affermato e Tu ora mi concedi di sperimentarlo.
14. O Krishna, accetto come la verità più pura tutto ciò che mi hai detto. Né gli esseri celesti né gli esseri demoniaci conoscono la Tua Persona, o Signore.
15. In realtà Tu solo conosci Te stesso, o fonte di tutto ciò che esiste, Signore di tutti gli esseri, Dio di tutti gli dei, Persona Suprema, maestro dell'universo.
16. Descrivimi nei particolari, Ti prego, i Tuoi poteri divini con cui penetri tutti i mondi e in essi dimori.
17. Come devo meditare su di Te? In quali forme contemplarti, o Signore Beato?
18. Parlami ancora dei tuoi poteri yogici e delle tue glorie, o Janardana (Krishna), poiché non sono mai sazio del nettare delle Tue parole.
19. Il Signore Beato disse: Ti descriverò dunque le Mie glorie divine, o Arjuna, ma soltanto le più importanti poiché infinito è il Mio splendore.
20. Sono l'Anima Suprema situata nel cuore di ogni creatura, o Gudakesha. Sono l'inizio, la metà e la fine di tutti gli esseri.
21. Tra gli Aditya Io sono Visknu, e tra le sorgenti luminose, il sole radiante. Tra i Marut sono Marici, e tra i corpi celesti sono la luna.
22. Fra i Veda sono il Samaveda, fra gli Dei sono Vasava, per i sensi sono la mente e degli esseri sono la coscienza.
23. Tra i Rudra sono Shiva, tra gli Yaksha e i Rakshasa sono il signore delle ricchezze (Kuvera); tra i Vasu sono il fuoco (Agni). Tra le montagne sono Meru.
24. Tra i sacerdoti, o Arjuna, sappi che Io sono il capo, Brihaspati, e tra i generali sono Skanda, il signore della guerra. Tra le acque sono l'oceano.
25. Tra i grandi saggi sono Bhrihu. Tra i suoni sono Om, la sillaba indefettibile; e tra i sacrifici, il japa, il canto dei santi nomi. Tra le montagne sono l'Himalaya.
26. Tra gli alberi sono il fico sacro, e tra i saggi e gli esseri celesti Narada. Tra i Gandharva, cantori celesti, sono Chitaratha e tra le anime realizzate, il saggio Kapila.
27. Tra i cavalli, sappi che io sono Uccaishrava, che uscì dall'oceano e nacque nell'immortalità. Tra i nobili elefanti sono Airavata e tra gli uomini il Sovrano.
28. Tra le armi sono il fulmine, e tra le vacche la vacca dei desideri. Tra i procreatori sono Kandarpa, il dio dell'amore; e tra i serpenti il re, Vasuki.
29. Tra i Naga, serpenti celesti, io sono Ananta; e tra le divinità delle acque, Varuna. Tra gli antenati sono Aryama, e tra gli amministratori della legge sono Yama, il signore della morte.
30. Tra gli esseri demoniaci Daitya Io sono il fervente Prahlada, e tra gli oppressori, il tempo. Tra le bestie sono il leone, e tra gli uccelli, Garuda, che trasporta Vishnu.
31. Tra i purificatori sono il vento, e tra coloro che portano le armi sono Rama. Tra i pesci sono lo squalo, e tra i corsi d'acqua, il Gange.
32. O Arjuna, di ogni creazione sono l'inizio e la fine, e anche la metà. Fra tutte le scienze sono la scienza spirituale dell'anima, e dei logici sono la conclusione, la verità finale.
33. Tra le lettere sono la A, e tra le parole composte, sono la parola doppia. Sono anche il tempo inesauribile, e tra i creatori sono Brahma, i cui volti multipli guardano ovunque.
34. Sono la morte che tutto divora, e anche la sorgente di tutto ciò che verrà. Nella donna sono la fama, la fortuna, l'eloquenza, la memoria, l'intelligenza, la fedeltà e la pazienza.
35. Tra gli inni sono il Brihat-sama, che si canta per Indra; e tra i poemi, la Gayatri, cantata ogni giorno dai brahmana. Tra i mesi sono novembre e dicembre, e tra le stagioni, la primavera.
36. Tra le truffe sono il gioco d'azzardo e sono il fulgore di tutto ciò che risplende. Sono la vittoria, la risoluzione, e dei bravi sono la bravura.
37. Tra i discendenti di Vrishni sono Vasudeva e tra i Pandava, Arjuna. Tra i saggi sono Vyasa, e tra i grandi pensatori, Ushana.
38. Di quelli che opprimono sono la verga, e tra coloro che cercano la vittoria sono l'accortezza. Dei misteri sono il silenzio, e del saggio la saggezza.
39. Inoltre, o Arjuna, sono il seme che genera tutte le esistenze. Né vi è qualcosa che si possa muovere o non muovere, esistere o non esistere senza di Me.
40. O potente vincitore dei nemici, le Mie manifestazioni divine non hanno limiti. Ciò che ti ho rivelato non è che una minima parte della Mia grandezza infinita.
41. Tutto ciò che è bello, potente, glorioso, sappi che scaturisce da un semplice frammento del Mio splendore.
42. Ma a che servono, o Arjuna, tutti questi particolari? Con una semplice scintilla della Mia Persona, Io penetro e sostengo l'universo intero.
Capitolo 11. LA FORMA UNIVERSALE.
1. Arjuna disse: Ho ascoltato gli insegnamenti sui segreti della conoscenza che benevolmente mi hai rivelato, e la mia illusione è svanita.
2. Ho appreso da Te le Tue glorie inesauribili, o Signore dagli occhi di loto, e ho così conosciuto nei particolari la verità sull'origine e la fine di tutti gli esseri.
3. O Persona Suprema, Ti vedo davanti a me cosi come Tu sei; tuttavia desidero vedere la tua forma divina.
4. O Signore, o maestro della conoscenza, se Tu pensi che io possa contemplare la Tua forma divina, mostramela, Ti prego.
5. Il Signore Beato disse: Mio caro Arjuna, figlio di Pritha, guarda la Mia gloria, centinaia di migliaia di forme divine, infinitamente diverse, multicolori come il mare.
6. O migliore dei Bharata, guarda gli Aditya, i Rudra e tutti gli altri esseri celesti. Contempla le innumerevoli manifestazioni che finora mai nessuno ha conosciuto.
7. Questa forma universale può mostrarti tutto ciò che desideri o desidererai vedere. In questo corpo puoi vedere tutto ciò che desideri poiché tutto vi è contenuto, o Gudakesha.
8. Ma tu non puoi vedermi con questi tuoi occhi, ti do dunque l'occhio divino con cui potrai contemplare la Mia divina potenza.
9. Sanjaya disse: O re, così parlando, Dio, la Persona Suprema, maestro dello yoga, mostra ad Arjuna la Sua forma divina.
10-11. Arjuna vede in quella forma universale innumerevoli bocche e innumerevoli occhi. Tutto era prodigioso. Quella forma era adorna di gioielli sfavillanti e di meravigliosi vestiti. Era gloriosamente coperta di ghirlande e profumata da essenze di divina fragranza. Era tutto magnifico, illimitato e continuamente in espansione. Questo è ciò che vede Arjuna.
12. Se migliaia e migliaia di soli si levassero tutti insieme nel cielo, il loro sfolgorio si avvicinerebbe forse a quello del Supremo Essere.
13. Gli universi, sebbene infiniti e innumerevoli, Arjuna li vede tutti riuniti in un solo punto, nella forma universale del Signore.
14. Allora Arjuna, confuso e attonito, i capelli ritti, chinato il capo al Signore e giunte le mani, comincò a offrirgli le sue preghiere.
15. Arjuna disse: Krishna, mio Signore, vedo riuniti nel Tuo corpo tutti gli esseri celesti e molti altri esseri. Vedo Brahma, seduto sul fiore di loto, e Shiva e i saggi e i serpenti divini.
16. O Signore, vedo nel Tuo corpo universale innumerevoli forme, occhi, bocche, braccia e ventri, estesi all'infinito. Non c'è fine, né metà, né inizio in tutto questo.
17. La Tua forma, ornata di corona, scettro e disco, è difficile a guardarsi per la sua radiosità accecante, ardente e immensurabile come quella del sole.
18. Tu sei il fine primo e supremo che deve essere compreso, l'incorruttibile; Tu sei il sostegno di tutti gli universi, l'eterno guardiano del Dharma; in Te vedo l'eterna presenza divina.
19. Senza inizio, senza metà e senza fine, Tu sei l'origine di tutto. Innumerevoli sono le Tue braccia, innumerevoli i Tuoi occhi maestosi e, tra essi, il sole e la luna. Le Tue bocche sprigionano un fuoco ardente e la Tua radiosità riscalda l'universo intero.
20. Sebbene Tu sia Uno, Ti estendi attraverso il cielo, i pianeti e lo spazio che li separa. Contemplando questa Tua forma terribile, o grande tra i grandi, vedo i sistemi planetari in preda allo sgomento.
21. Tutti gli esseri celesti si sottomettono ed entrano in Te. Atterriti, essi Ti rivolgono delle preghiere a mani giunte e cantano gli inni dei Veda.
22. I Rudra, gli Aditya, i Vasu, i Sadhya, i Visvadeva, i due Ashvini, i Marut, gli antenati e i Gandharva, gli Yaksa, gli Asura e i perfetti esseri celesti, tutti Ti contemplano in preda allo stupore.
23. O Signore dalle braccia potenti, alla vista dei Tuoi volti e dei Tuoi occhi senza fine, delle Tue braccia, dei Tuoi ventri e delle Tue gambe, tutti innumerevoli, e dei Tuoi denti terribili, i mondi e tutti i loro abitanti sono sconvolti, come lo sono io.
24. I Tuoi molteplici colori sfolgoranti riempiono i cieli, e alla vista dei Tuoi occhi sfavillanti e delle Tue bocche spalancate la mia mente è scossa, o Vishnu onnipresente. Ho paura.
25. Come guardo i Tuoi volti, ardenti come la morte, i Tuoi denti terribili, i sensi mi vengono meno. La confusione mi assale da ogni parte. O Signore, o rifugio dei mondi, sii benevolo con me.
26-27. I figli di Dhritarashtra con i loro re alleati e Bhishma, Drona, Karna e anche i più eminenti dei nostri guerrieri, si precipitano nelle Tue bocche, e le loro teste sono schiacciate dai Tuoi denti spaventosi. E ne vedo altri ancora stritolati fra quei denti.
28. Come le acque dei fiumi si gettano nell'oceano, così tutti questi grandi guerrieri si precipitano e periscono nelle Tue bocche di fuoco.
29. Come farfalle che si lanciano verso la morte nel fuoco ardente, tutti gli uomini si precipitano nelle Tue bocche per trovarvi la distruzione.
30. O Vishnu, Ti vedo che inghiotti tutti questi uomini nelle Tue bocche infuocate, che copri l'universo col Tuo splendore senza limiti e incenerisci i mondi.
31. O Sommo tra gli Dei, la Tua forma è cosi terrificante, Ti prego, dimmi chi sei. Ti offro i miei omaggi; ti prego accordami la Tua grazia. Non so qual è la Tua essenza, dato che non comprendo il tuo operare.
32. Il Signore Beato disse: Io sono il tempo, che quando è raggiunto il momento opportuno, distrugge i mondi. Anche senza il tuo intervento, tutti questi guerrieri, schierati in fronti opposti, più non saranno.
33. Alzati, dunque, e sii pronto a combattere. Trionfante sui tuoi nemici, godrai di un regno fiorente. Tutti costoro, da tempo, sono già morti, e tu, o Savyasacin, in questa battaglia, non sei che uno strumento nelle Mie mani.
34. Drona, Bhishma, Jayadratha, Karna e gli altri valorosi guerrieri sono già destinati a morire. Combatti senza timore e vincerai tutti i tuoi nemici.
35. Sanjaya disse a Dhritarashtra: O re, dopo aver udito le parole del Signore Supremo, Arjuna trema e, atterrito, Gli offre i suoi omaggi a mani giunte. Con voce rotta dall'emozione comincia a parlare.
36. Arjuna disse: O Hrishikesha, al suono del Tuo nome l'universo si riempie di gioia e tutti sono attratti da Te. Gli esseri perfetti Ti rendono i loro rispettosi omaggi, e gli esseri demoniaci, in preda allo spavento, fuggono in ogni direzione.
37. O Supremo Essere, Tu sei così grande che superi anche Brahma. Perché non dovrebbero rendere omaggio a Te, l'illimitato? O rifugio dell'universo, Tu sei la fonte invincibile, la causa di tutte le cause, al di là della manifestazione.
38. Tu sei Dio, la Persona Suprema e originale, unico sostegno di questa manifestazione cosmica. Tu conosci tutto, e Tu sei tutto ciò che si può conoscere. O forma infinita, Tu tutto compenetri.
39. Tu sei l'aria, il fuoco, l'acqua e anche la luna. Tu sei la coscienza suprema e l'antenato di tutti i viventi. Mille volte, ancora ed ancora, Ti offro i miei rispettosi omaggi.
40. Davanti, dietro, da tutte le parti, ricevi i miei omaggi! O potenza infinita, maestro di poteri illimitati, Tu penetri tutto e così Tu sei tutto.
41-42. Ignorando le Tue glorie, in passato Ti ho chiamato cosi: O Krishna, o Yadava, o amico mio. Perdonami, Ti prego, per tutto ciò che ho potuto fare per pazzia o per amore. Quante volte Ti ho mancato di rispetto, quando ci divertivamo insieme, riposavamo sullo stesso letto, mangiavamo insieme, talvolta soli, talvolta davanti a numerosi amici! Per tutte queste offese, o Acyuta, Ti chiedo perdono.
43. Tu sei il padre dell'intera manifestazione cosmica, il Signore adorabile, il glorioso maestro spirituale. Nessuno è uguale o superiore a Te. Nei tre mondi, la Tua potenza regna insuperata.
44. Cado dunque ai Tuoi piedi, Ti offro i miei omaggi e imploro la Tua misericordia. Come un padre il figlio, un amico all'amico, un amante all'amata, sii indulgente con me.
45. Vedendo questa forma universale, che non avevo mai visto prima, sono felice, ma la mia mente è scossa dalla paura. Perciò, Ti prego, appari di nuovo nella Tua forma umana. Fammi questa grazia, o Signore degli Dei, o rifugio dell'universo.
46. O Signore universale, desidero contemplarti nella Tua forma a quattro braccia, col capo incoronato e nelle mani lo scettro, il disco, la conchiglia e il fiore di loto. Desidero ardentemente ammirarti in questa forma, o Signore dalle mille braccia.
47. Il Signore Beato disse: Mio caro Arjuna, con gioia ti ho rivelato in questo mondo, attraverso il potere dello yoga, la Mia forma universale, sublime, infinita, risplendente, che nessuno prima di te ha mai visto.
48. O migliore dei guerrieri Kuru, nessuno prima di te ha potuto contemplare questa Mia forma universale, perché né lo studio dei Veda, né i sacrifici, né gli atti caritatevoli, e neanche i riti, l'ascesi severa o altre simili pratiche permettono di vedere questa forma.
49. Davanti a questa Mia forma terrificante, la Tua mente si è turbata, ma la tua paura si plachi e il tuo turbamento svanisca! In tutta serenità, contempla ora la forma che tu desideri.
50. Sanjaya disse a Dhritarashtra: Pronunciando queste parole, Krishna, mostra ad Arjuna la Sua forma a quattro braccia, poi riprende la Sua forma a due braccia per riconfortare l'impaurito Arjuna.
51. Vedendo Krishna nella Sua forma originale, Arjuna disse: Guardando questa forma dall'aspetto umano, così meravigliosamente bella, la mia mente si placa e io ritorno alla mia normale natura.
52. Il Signore Beato disse: Questa Mia forma, che tu ora contempli, è molto difficile da vedere, Mio caro Arjuna. Perfino gli esseri celesti aspirano continuamente a contemplarla
53. La forma che vedi con i tuoi occhi spirituali non può essere compresa né con lo studio dei Veda, né con le severe ascesi, né con gli atti caritatevoli, né con l'adorazione rituale. Nessuno, per queste vie, Mi vedrà così come sono.
54. Mio caro Arjuna, soltanto per mezzo di un incrollabile amore Mi si può conoscere cosi come sono, in piedi di fronte a te, e Mi si può vedere direttamente. Solo cosi si può penetrare il mistero della Mia Persona.
55. Mio caro Arjuna, colui che agisce per Me, guardando solo Me, libero dalla contaminazione delle sue attività passate e dalla speculazione mentale, benevolo con tutti gli esseri, certamente giunge a Me.
Capitolo 12. LA DISCIPLINA DI DEVOZIONE.
1. Arjuna disse: Tra chi Ti adora col servizio di devozione e chi dedica il culto al Brahman impersonale, al non-manifestato, chi è più perfetto?
2. Il Signore Beato disse: Colui che fissa la mente sulla Mia forma personale e, colmo di una fede ardente, s'impegna sempre nella Mia adorazione, è unito a Me in modo perfetto.
3-4. Quanto a coloro che si votano completamente al non-manifestato, indefinito, inconcepibile ai sensi, onnipresente, fisso, immutabile, controllando i sensi, mostrandosi equanimi verso tutti e operando per il bene universale, certamente Mi realizzano.
5. Per coloro che hanno la mente attratta dal non-manifestato, dall'aspetto impersonale dell'Assoluto, il progresso sarà molto faticoso. Avanzare su questa via è sempre difficile per l'essere incarnato.
6-7. Per colui che Mi adora e abbandona a Me tutte le sue attività, dedicandosi esclusivamente a Me, assorto nel servizio di devozione e meditando costantemente su di Me, con la mente fissa in Me, o figlio di Pritha, io sono il liberatore che lo sottrarrà presto all'oceano di nascite e morti.
8. Fissa la tua mente in Me e impegna in Me tutta la tua intelligenza. Così, senza dubbio, vivrai sempre in Me.
9. Mio caro Arjuna, conquistatore delle ricchezze, se non riesci a fissare in Me la tua mente senza deviare, osserva allora i principi regolatori dello yoga.
10. Se non puoi sottometterti ai principi regolatori dello yoga, cerca di dedicare a Me le tue opere, poiché agendo per Me raggiungerai la perfezione.
11. Tuttavia, se non puoi agire in questa coscienza, sforzati allora di rinunciare ai frutti delle tue azioni e diventa consapevole della natura spirituale.
12. Superiore alla conoscenza, tuttavia, è la meditazione, e superiore alla meditazione è la rinuncia ai frutti dell'azione, perché con questa rinuncia si può ottenere la pace della mente.
13-14. Colui che non è ostile verso nessuno, ma si comporta con tutti come un amico benevolo, che è libero dall'ego, che rimane equanime nella gioia come nel dolore, che è pronto al perdono ed è sempre soddisfatto, che s'impegna nel servizio devozionale con determinazione e che ha la mente e l'intelligenza rivolte a Me, Mi è molto caro.
15. Colui che non è mai causa di agitazione per gli altri e che a sua volta non è mai agitato, che non è turbato né dalle gioie né dai dolori, Mi è molto caro.
16. Colui che non dipende dal corso degli eventi materiali, che è puro, indifferente e libero da ogni ansietà e sofferenza, che non aspira al frutto delle sue azioni e Mi è devoto, Mi è molto caro.
17. Colui che non è soggetto alla gioia né al dolore, che non si addolora né desidera, che rinuncia a ciò che è favorevole come a ciò che è sfavorevole e che Mi è devoto, Mi è molto caro.
18-19. Colui che è uguale con l'amico e col nemico, così come davanti all'onore e al disonore, al caldo e al freddo, alla gioia e al dolore, all'elogio e al biasimo, ed è sempre libero da ogni impurità, silenzioso, soddisfatto di tutto, incurante della dimora, concentrato nella conoscenza e impegnato nel Mio servizio devozionale, Mi è molto caro.
20. Colui che si impegna completamente e con fede nella via del servizio di devozione, facendo di Me il fine ultimo, Mi è infinitamente caro.
Capitolo 13. IL CAMPO E IL CONOSCITORE DEL CAMPO.
1. Arjuna disse: Vorrei sapere che cosa sono il campo e il conoscitore del campo, la conoscenza e l'oggetto della conoscenza. Il Signore Beato disse: il corpo, o figlio di Kunti, si chiama campo, e colui che conosce il corpo è il conoscitore del campo.
2. Sappi, o discendente di Bharata, che io sono il conoscitore del campo di tutti i campi. E conoscere il corpo e il proprietario del corpo costituisce la conoscenza.
3. Ascolta ora, ti prego. Ti descriverò brevemente il campo, com'è costituito, le sue trasformazioni, la sua fonte, il conoscitore di questo campo e il suo potere.
4. Questa conoscenza, del campo e del suo conoscitore, è stata esposta da molti saggi in diverse Scritture e Inni, specialmente nel Vedantasutra, dove cause ed effetti sono presentati con piena logica.
5-6. I cinque grandi elementi, il senso dell'io, l'intelligenza, il non-manifestato, i dieci organi dei sensi, la mente e i cinque oggetti dei sensi sono, in breve, il campo. Il desiderio e l'avversione, la gioia e il dolore, i fatti della vita e le convinzioni sono il risultato delle interazioni degli elementi che costituiscono il campo.
7-11. L'umiltà, la modestia, la non-violenza, la tolleranza, la semplicità, l'atto di avvicinare un maestro spirituale autentico, la purezza, la costanza e il controllo del sé; la rinuncia agli oggetti del piacere dei sensi, la liberazione dall'ego e la comprensione dei fenomeni di nascita, malattia, vecchiaia e morte; il distacco dalla moglie, dai figli, dalla casa e da ciò che li riguarda, l'equanimità in ogni situazione, piacevole o dolorosa; la devozione pura e costante per Me, la ricerca di luoghi solitari e il distacco dalla folla, la ricerca filosofica della realizzazione spirituale e l'intuizione della Verità, queste forme sono la conoscenza, e l'ignoranza è tutto ciò che gli è contrario.
12. Ti spiegherò ora l'oggetto del sapere, e questa conoscenza ti farà gustare l'eterno. L'Essere Supremo è Brahman, è senza inizio e di esso si dice che non è esistente né non esistente.
13. Ovunque sono le Sue mani e le Sue gambe, i Suoi occhi e i Suoi volti, e niente sfugge al Suo udito. Cosi, presente ovunque, è l'Anima suprema.
14. E' la fonte originale dei sensi di tutti gli esseri, tuttavia è privo di sensi. Mantiene tutti gli esseri, ma rimane distaccato da tutti. Trascende i mutamenti della natura materiale e allo stesso tempo è il signore dei mutamenti.
15. E' all'interno e all'esterno, in ciò che è mobile e in ciò che è immobile. Infinitamente lontano, è anche molto vicino.
16. Sebbene sembri diviso, L'Essere Supremo rimane indivisibile, Uno. Sebbene sostenga tutti gli esseri, sappi che è Quello che li distrugge e li fa sviluppare.
17. E' l'origine della luce in tutto ciò che è luminoso; è al di là delle tenebre della materia ed è non-manifesto; è il soggetto e l'oggetto della conoscenza e la conoscenza stessa; è situato nel cuore di ogni essere.
18. Così ti ho brevemente descritto il campo, il soggetto e l'oggetto della conoscenza. Chi mi è devoto, una volta compreso questo, assume la mia natura.
19. Sappi che la natura materiale, così come gli esseri individuali, non ha inizio. I mutamenti e le influenze della materia sono prodotti dalla natura incosciente.
20. La natura è considerata la causa di tutte le azioni materiali e delle loro conseguenze, mentre l'essere individuale è la causa dei piaceri e delle sofferenze che incontra in questo mondo.
21. Così l'essere individuale segue, nella natura materiale, diversi modi di vita e assiste ai mutamenti della natura materiale. Ciò è dovuto al contatto con questa natura. Incontra allora piaceri e sofferenze legati ai corpi.
22. Ma nel corpo c'è un altro beneficiario, che trascende la materia; è il Testimone, colui che accorda, sostiene, origina e conosce. Questi è il Signore, il supremo Sé.
23. Colui che comprende la natura materiale, l'essere vivente e l'interazione delle influenze della natura, raggiungerà certamente la liberazione. Qualunque sia la sua condizione attuale, non rinascerà mai più in questo mondo.
24. Alcuni percepiscono l'Atman attraverso la meditazione, altri coltivando la conoscenza, altri ancora con l'azione non interessata.
25. Ci sono poi quelli che s'impegnano nell'adorazione del Signore Supremo dopo aver sentito parlare di Lui, sebbene siano poco istruiti nella conoscenza spirituale. Ascoltando con attenzione gli insegnamenti, trascendono anch'essi il ciclo di nascite e morti.
26. O migliore dei Bharata, tutto ciò che esiste, mobile o immobile, deriva solo dall'unione del campo col conoscitore di questo campo.
27. Colui che vede come l'Anima Suprema accompagna l'anima individuale in tutti i corpi e comprende che mai né l'Una né l'altra periscono, vede veramente.
28. Colui che vede in tutte le creature il Signore supremo, ovunque lo stesso, sebbene le forme periscano, giunge allo scopo supremo e assoluto.
29. Colui che riesce a vedere che è il corpo, nato dalla natura materiale, a compiere ogni azione, mentre l'Atman non agisce mai, vede realmente.
30. Quando l'uomo intelligente smette di vedere in termini di identità molteplici, dovute a corpi differenti, raggiunge la visione del Brahman. Allora, ovunque, egli vede solo l'anima spirituale.
31. Coloro che hanno la visione dell'eternità possono vedere che l'anima è spirituale, eterna e al di là dei mutamenti della natura materiale. Sebbene situata nel corpo materiale, l'anima non agisce mai e non è legata, o Arjuna.
32. Come l'etere non può, per la sua natura sottile, mischiarsi a niente, sebbene sia esteso ovunque, così l'anima, che è della stessa sostanza del Brahman, non subisce affezioni, sebbene sia situata nel corpo.
33. O discendente di Bharata, come il sole illumina da solo tutto l'universo, così il Signore del campo illumina l'intero campo.
34. Colui che vede alla luce della conoscenza la differenza tra il campo e il conoscitore del campo, raggiunge lo scopo supremo.
Capitolo 14. LE TRE INFLUENZE DELLA NATURA MATERIALE.
1. Il Signore Beato disse: Ti esporrò ancora questa saggezza suprema, la conoscenza più elevata, con la quale i saggi hanno raggiunto la perfezione suprema.
2. Colui che possiede saldamente questa conoscenza può raggiungere la Mia stessa natura. Allora non rinascerà più al tempo della creazione, e al momento della dissoluzione non ne sarà turbato.
3. Nel grembo della natura è la sede del concepimento e io fecondo la natura rendendo così possibile la nascita di tutti gli esseri, o discendente di Bharata.
4. Di tutte le forme viventi, da qualsiasi grembo nascano, la natura è la madre che accorda loro un corpo e io ne sono il padre che accorda loro lo Spirito.
5. La natura materiale è formata da tre influenze: sattva, rajas, tamas. Quando l'essere vivente entra in contatto con la natura materiale diventa condizionato da queste influenze.
6. O Arjuna senza peccato, sappi che sattva, la più pura delle influenze materiali, è luminosa e priva di malattia. Chi è sotto il suo influsso sviluppa conoscenza, ma diventa condizionato dal senso di felicità che essa procura.
7. Rajas consiste in desideri ardenti e senza fine, o figlio di Kunti. Essa lega l'anima incarnata all'azione e ai suoi frutti.
8. O discendente di Bharata, tamas nasce dall'ignoranza ed è causa d'illusione per tutti gli esseri. Esso vincola con la negligenza, il torpore e la stupidità.
9. Sattva incatena l'uomo alla felicità, rajas alle azioni, tamas all'ignoranza.
10. Talvolta rajas prevale su sativa e tamas, talvolta è sattva a vincere rajas e tamas, altre volte ancora tamas vince sattva e rajas. Così, o discendente di Bharata, questa lotta per il predominio non finisce mai.
11. Quando tutte le porte del corpo sono illuminate dalla conoscenza, si possono sperimentare gli effetti del sattva.
12. O migliore dei Bharata, quando aumenta il rajas aumentano i segni dell'attaccamento, i desideri incontrollabili, le aspirazioni ardenti e gli sforzi intensi.
13. O figlio di Kuru, quando il tamas cresce, allora vengono le tenebre, l'inerzia e l'illusione.
14. Chi muore sotto l'influenza del sattva sale ai mondi più elevati, i mondi puri dove vivono i grandi saggi.
15. Chi muore sotto l'influenza del rajas rinasce tra gli uomini che si dedicano all'azione interessata; chi muore sotto l'influenza dell'ignoranza rinasce tra coloro che sono privi di ragione.
16. L'attività compiuta sotto l'influenza del sattva porta alla purificazione, quella compiuta sotto l'influenza di rajas porta alla sofferenza, e quella compiuta nell'ignoranza porta alla stupidità.
17. Dal sattva nasce la vera conoscenza, dal rajas nasce l'avidità, e dal tamas nasce l'illusione.
18. Coloro che sono guidati dal sattva si elevano verso l'alto, coloro che sono dominati dalla passione rimangono su regioni intermedi, terrestri, e coloro che sono avvolti dall'ignoranza scivolano nei mondi infernali.
19. Quando in ogni azione si vede che nulla sfugge alle tre influenze della natura materiale, e che io, il Signore Supremo, le trascendo, allora si può cercare la Mia essenza.
20. Quando l'essere incarnato è capace di superare le tre influenze della natura materiale si libera dalla nascita, dalla morte, dalla vecchiaia e dalle sofferenze che ne derivano e può gustare il nettare della liberazione in questa vita stessa.
21. Arjuna disse: O Signore, da quali sintomi si riconosce l'essere che ha superato le tre influenze materiali? Come si comporta? E come trascende queste influenze?
22-25. Il Signore Beato disse: Colui che non prova avversione davanti all'illuminazione, all'attaccamento e all'illusione, né prova desiderio per queste cose in loro assenza; che essendo al di là di questi frutti portati dalle tre influenze materiali rimane neutrale, sempre impassibile, consapevole che niente agisce al di fuori di queste influenze; colui che guarda con occhio eguale la gioia e la sofferenza, e considera dello stesso valore la zolla di terra, il sasso e l'oro; colui che è saggio e reputa identici l'elogio e il biasimo; che non è turbato né dall'onore, né dal disonore, che tratta con imparzialità l'amico e il nemico; colui che ha rinunciato a ogni attività interessata; di questi si dice che ha trasceso le tre influenze della natura materiale.
26. Chi si impegna completamente nel servizio devozionale, senza mai deviare, trascende subito le tre influenze della natura materiale e raggiunge così l'unione col Brahman.
27. Io sono il fondamento del Brahman impersonale, che è immortale, inesauribile, eterno, origine della felicità assoluta.
Capitolo 15. LA PERSONA SUPREMA.
1. Il Signore Beato disse: Esiste un albero le cui radici si dirigono verso l'alto e i rami in basso; le sue foglie sono gli inni vedici. Chi lo conosce, conosce i Veda.
2. I rami di questo albero, nutriti dalle tre influenze della natura materiale, si estendono verso l'alto e il basso; le fronde sono gli oggetti dei sensi; verso il basso si raccolgono i frutti, nel mondo delle azioni umane.
3-4. Nessuno, in questo mondo, può percepire la forma precisa di tale albero. Nessuno può vederne la fine, l'inizio o la base. Ma con determinazione si deve abbattere l' albero delle azioni con l'arma del distacco, e cercare poi lo stato da cui non si torna più indietro, e là abbandonarsi alla Persona Suprema, Dio, dal Quale tutto ha inizio e nel Quale tutto dimora fin da tempo immemorabile.
5. Colui che è libero dall'illusione, dall'orgoglio e dalle dipendenze, che comprende l'eterno, che è libero dai desideri e dalla gioia e dal dolore, raggiunge quel luogo eterno.
6. La Mia dimora non è illuminata dal sole, né dalla luna né dal fuoco. Chi la raggiunge non torna mai più in questo mondo.
7. Gli esseri viventi, nel mondo delle condizioni, sono Miei frammenti eterni. Ma sentendosi condizionati lottano duramente contro i sei sensi, tra cui la mente.
8. Come l'aria trasporta gli odori, l'essere vivente, nel mondo materiale, porta con sé, da un corpo all'altro, le sue diverse concezioni di vita. 9. Ogni volta che si riveste di un nuovo corpo grossolano, l'essere vivente ottiene una particolare complessione di sensi, udito, vista, tatto, gusto e olfatto, che gravitano intorno alla mente. Egli gode così di una determinata gamma di oggetti dei sensi.
10. Gli sciocchi non riescono a concepire come l'essere vivente lasci il corpo o di quale tipo di corpo dovrà rivestirsi sotto le tre influenze della natura materiale. Ma colui che ha gli occhi illuminati dalla conoscenza può vedere tutto questo.
11. Lo yogi che possieda chiarezza spirituale vede tutto ciò direttamente. Ma coloro che non comprendono, sebbene si sforzino, non riescono a cogliere la verità.
12. Lo splendore del sole che dissipa le tenebre dell'universo emana da Me. E anche lo splendore della luna e lo splendore del fuoco emanano da Me.
13. Entro in tutti i pianeti, e con la Mia energia li mantengo nella loro orbita. Io divento la luna e fornisco così la linfa vitale ai vegetali.
14. In ogni corpo animato sono il fuoco della digestione e l'aria vitale, inspirata ed espirata. Assimilo così i quattro tipi di alimenti.
15. Sono nel cuore di ogni essere e da Me viene il ricordo, la conoscenza e l'oblio. Il fine di tutti i Veda è quello di conoscermi; in verità, io sono Colui che ha composto il Vedanta, e Io sono Colui che conosce i Veda.
16. Due sono le condizioni dell'essere in questo mondo: una corruttibile e una incorruttibile. Il primo è corrisponde alle creature, l'altro ne è l'essenza immutabile.
17. Ma oltre a questi esseri c'è il più grande di tutti gli esseri, il Signore in Persona, che penetra nei mondi e li sostiene.
18. Poiché io sono oltre ciò che è corruttibile e incorruttibile, il mondo e i Veda mi glorificano come la Persona Suprema.
19. Colui che mi conosce come l'Essere unico, la Persona Suprema, e non ha dubbi, conosce tutto.
20. Ciò che ti rivelo ora, o Arjuna senza peccato, è la parte più segreta delle Scritture vediche. Colui che la comprende diventa saggio e i suoi sforzi lo condurranno alla perfezione.
Capitolo 16. NATURA DIVINA E DEMONIACA.
1-3. Il Signore Beato disse: L'assenza di paura, la purezza, la conoscenza spirituale, la carità, il controllo di sé, il compimento dei sacrifici, lo studio dei Veda, l'austerità e la semplicità; la non-violenza, la veridicità, l'assenza di collera; la rinuncia, la serenità, l'avversione per la critica, la compassione, l'assenza di cupidigia; la dolcezza, la modestia e la ferma determinazione; il vigore, il perdono, la forza morale, la chiarezza, l'assenza d'invidia, d'orgoglio e di sete di onori; queste sono, o discendente di Bharata, le qualità di chi è nato per la divina perfezione.
4. Arroganza, orgoglio, collera, superbia, rudezza e ignoranza sono le caratteristiche degli uomini di natura demoniaca, o figlio di Pritha.
5. Le qualità divine portano alla liberazione, mentre le qualità demoniache portano alla schiavitù. Ma non temere, o figlio di Pritha, tu sei nato con qualità divine.
6. O figlio di Pritha, in questo mondo esistono due categorie di esseri creati, gli uni divini e gli altri demoniaci. Ti ho già parlato a lungo delle qualità divine, ora ascolta gli attributi demoniaci.
7. Gli uomini demoniaci non sanno ciò che si deve fare e ciò che non si deve fare. In loro non c'è purezza, né giusta condotta, né veridicità.
8. Dicono che questo mondo è irreale e senza fondamento, che è il risultato del desiderio e non ha altra causa che la lussuria.
9. Partendo da tali conclusioni, questi infelici, smarriti e privi d'intelligenza, si dedicano a opere dannose e infami, che mirano a distruggere il mondo.
10. Gli uomini demoniaci si rifugiano nell'arroganza, nell'orgoglio e nel desiderio insaziabile, diventando così preda dell'illusione. Affascinati dall'effimero, dedicano la loro vita ad attività malsane.
11. Credono che godere dei sensi fino all'ultimo istante di vita sia la necessità principale dell'uomo. Così la loro ansietà non trova fine.
12. Incatenati da centinaia e migliaia di desideri materiali, dal piacere e dalla collera, accumulano denaro con mezzi illeciti per soddisfare i sensi.
13-15. Tale uomo pensa: Oggi possiedo tutte queste ricchezze e secondo i miei piani ne guadagnerò sempre di più. Ora tutto questo è mio, e domani avrò di più. Quell'uomo era tra i miei nemici e io l'ho ucciso; quando sarà il momento ucciderò anche gli altri. Sono il padrone di tutto, sono colui che gode di tutto. Sono perfetto, potente e felice, sono il più ricco e sono ho relazioni altolocate. Non esiste nessuno potente e felice come me. Compirò sacrifici, farò la carità e me ne compiacerò. Ecco come queste persone sono sviate dall'ignoranza.
16. Così, confuso da varie ansietà e preso in una rete d'illusioni, diventa troppo attaccato al piacere dei sensi e precipita sempre più in basso.
17. Compiaciuto di sé, sempre arrogante, sviato dalla ricchezza e dal falso prestigio, compie sacrifici che sono tali solo di nome, senza seguire nessun principio e nessuna regola.
18. Tronfio di ego, di prepotenza, di orgoglio, acceso dalla lussuria e dalla collera, avversa Me e si inasprisce nello spirito di contrapposizione.
19. Questi uomini colmi di odio e di prepotenza, i più degradati tra gli uomini, io li getto nell'oceano dell'esistenza materiale nelle svariate forme di vita più infelici.
20. Rinascendo vita dopo vita queste persone non riescono mai ad avvicinarmi. A poco a poco affondano nelle condizioni di esistenza più abominevoli.
21. Ci sono tre porte che conducono a questo abisso: la passione, la collera e l'avidità. Ogni uomo sano di mente deve allontanarsene perché conducono alla degradazione.
22. O figlio di Kunti, l'uomo che ha saputo evitare queste tre porte dell'inferno si dedica ad attività favorevoli alla realizzazione spirituale e cosi gradualmente raggiunge la liberazione suprema.
23. Colui, invece, che rifiuta i precetti delle Scritture per agire secondo il proprio capriccio, non raggiunge né la perfezione, né la felicità, né la liberazione suprema.
24. Sappi dunque determinare, alla luce dei principi delle Scritture, qual è il tuo dovere e cosa evitare. Conoscendo queste regole, agisci in modo da elevarti gradualmente.
Capitolo 17. LA DISTINZIONE TRA I TRE TIPI DI FEDE
1. Arjuna disse: O Krishna, qual è la condizione di colui che non segue i principi delle Scritture, ma sacrifica con fede? è questo del sattva, del rajas o del tamas?
2. Il Signore Beato disse: Secondo l'influenza materiale che l'essere incarnato subisce, la sua fede può appartenere a ciascuno di essi. Ascolta la Mia parola a questo proposito.
3. La fede di ciascuno è conforme alla sua natura e, poiché l'uomo è fatto di fede, tale è l'uomo a seconda della sua fede.
4. Gli uomini di virtù adorano gli esseri celesti; quelli di passione adorano i demoni, e quelli di ignoranza adorano i fantasmi e gli spiriti.
5-6. Coloro che si sottopongono a severe austerità e penitenze che non sono raccomandate nelle Scritture, eseguendole per orgoglio, egotismo, cupidigia e attaccamento, spinti dalla passione, che torturano il loro corpo senza comprendere che torturano anche l'Anima Suprema, situata in essi, sappi che sono in errore.
7. Anche i cibi, graditi a tutti, sono di tre tipi, che corrispondono alle tre influenze della natura. Questo vale anche per i sacrifici, le austerità e la carità. Ascolta ciò che li distingue.
8-10. I cibi preferiti dagli individui sattvici accrescono la durata della vita, purificano l'esistenza e danno forza, salute, gioia e soddisfazione. Questi cibi sostanziosi sono dolci, succosi, grassi e saporiti. I cibi troppo amari, aspri, salati, piccanti, secchi o caldi, sono preferiti da chi è dominato dal rajas. Essi generano sofferenza, infelicità e malattia. I cibi preparati più di tre ore prima di essere consumati, privi di gusto, di freschezza, puzzolenti, decomposti e impuri, sono preferiti da chi è sotto l'influenza del tamas.
11. Tra i sacrifici, quello che si compie per dovere, secondo le regole delle Scritture e senza aspettarsi alcuna ricompensa, appartiene al sattva.
12. Ma il sacrificio compiuto per qualche scopo o beneficio materiale, o in modo vanitoso, per orgoglio, appartiene al rajas, o migliore dei Bharata.
13. E quel sacrificio compiuto senza alcuna fede e contrario ai principi delle Scritture, in cui nessun cibo viene consacrato né distribuito, nessun inno cantato, senza doni, appartiene all'ignoranza.
14. Le austerità del corpo sono: il rispetto dei sapienti e dei maestri, dei nati due volte e degli Dei. La purezza, la rettitudine, la continenza e la non-violenza sono anch'esse austerità del corpo.
15. L'austerità della parola consiste nell'usare un linguaggio veritiero, benefico, gradevole, perfezionato con lo studio delle Scritture.
16. Placidità, gentilezza, silenzio, controllo di sé e purezza di pensiero sono le austerità della mente.
17. La triplice unione di queste austerità, praticata con fede dagli uomini il cui scopo non è quello di ottenere qualche beneficio per sé, ma quello di soddisfare il Supremo, appartiene al sattva.
18. Ma quelle penitenze e austerità ostentate che si compiono per ottenere rispetto, onore e venerazione, si dice che appartengano al rajas. Esse non sono né stabili né permanenti.
19. Infine, le penitenze e le austerità compiute stupidamente e fatte di torture ostinate, oppure per ferire o distruggere gli altri, si dice che appartengano all'ignoranza.
20. La carità fatta per dovere, senza aspettarsi niente in cambio, nelle giuste condizioni di tempo e di luogo e alla persona che ne è degna, si dice che appartenga al sattva.
21. La carità compiuta con la speranza di una ricompensa o con il desiderio di un risultato interessato, o fatta a malincuore, appartiene al rajas.
22. Infine, la carità fatta in tempi e luoghi inopportuni e a persone che non ne sono degne, o compiuta in modo irrispettoso e sprezzante, appartiene al tamas.
23. Dalle origini della creazione le tre sillabe Om Tat Sat servono a designare Brahman. Da Esso furono ordinati i sacerdoti, le Scritture, i rituali e i sacrifici.
24. Perciò coloro che conoscono i Veda iniziano sempre i loro sacrifici, austerità e atti caritatevoli pronunciando l'Om, al fine di raggiungere il Supremo.
25. Coloro che desiderano la liberazione compiono i sacrifici, le austerità e la carità pronunciando la parola Tat.
26-27. La Verità Assoluta è lo scopo delle pratiche devozionali e La si designa con la parola sat. Le pratiche, i sacrifici, le austerità e la carità che sono in armonia con l'Assoluto, e tutto ciò che è fatto a tale scopo, è detto Sat, o figlio di Pritha.
28. Ma i sacrifici, le austerità e la carità compiuti senza fede sono temporanei, o figlio di Pritha, qualunque siano i riti che li accompagnano. Sono detti asat e sono inutili, sia in questa vita sia nella prossima.
Capitolo 18. LA PERFETTA RINUNCIA.
1. Arjuna disse: O Signore dalle braccia possenti, vorrei conoscere lo scopo della rinuncia e quello dell'ordinazione dei rinuncianti, o uccisore del demone Keshi, o Hrishikesha.
2. Il Signore Beato disse: Abbandonare i frutti di ogni azione è ciò che i saggi chiamano rinuncia.
3. Alcuni eruditi affermano che si deve abbandonare ogni azione interessata, mentre altri sostengono che gli atti di sacrificio, di austerità e di carità non devono mai essere abbandonati.
4. O migliore dei Bharata, ora ascolta da me la natura della rinuncia. O tigre tra gli uomini, le Scritture menzionano tre tipi di rinuncia.
5. Non si deve rinunciare agli atti di sacrificio, di austerità e di carità; bisogna senz'altro compierli. In realtà, i sacrifici, le austerità e la carità purificano persino le grandi anime.
6. Tutte queste pratiche devono essere compiute senza aspettarsi alcun risultato. Devono essere compiute soltanto per dovere, o figlio di Pritha. Questa è la Mia opinione conclusiva.
7. Non si deve mai rinunciare al dovere prescritto. Se nell'illusione l'uomo abbandona il dovere prescritto, la sua rinuncia è sotto l'influenza del tamas.
8. Colui che, per paura o ritenendolo difficile, abbandona il dovere prescritto, è sotto l'influenza del rajas. Un atto simile non conduce mai alla elevazione che si ottiene con la rinuncia.
9. Ma la rinuncia di colui che compie il dovere prescritto soltanto perché deve essere compiuto, senza alcun attaccamento ai frutti delle sue attività, deriva dal sattva, o Arjuna.
10. Coloro che sono situati nel sattva, che non odiano l'azione sfavorevole né si attaccano all'azione favorevole, non hanno dubbi sull'agire.
11. In realtà è impossibile per l'essere incarnato rinunciare a ogni azione. Perciò si dice che pratica la vera rinuncia colui che rinuncia ai frutti dell'azione.
12. Il triplice risultato delle azioni, desiderabile, indesiderabile e misto, attende, dopo la morte, l'uomo che non ha praticato la rinuncia. Ma coloro che hanno compiuto il distacco non dovranno godere né soffrire di tale risultato.
13-14. O Arjuna dalle braccia potenti, ascolta da Me i cinque fattori dell'azione. Sono descritti dalla filosofia sankhya come: il luogo dell'azione, la causa, i sensi, le funzioni vitali e il destino.
15. Qualsiasi azione, buona o cattiva, che l'uomo compie con il corpo, la mente o la parola, è causata da questi cinque fattori.
16. Perciò, colui che crede di essere il solo ad agire, senza considerare i cinque fattori dell'azione, non è certo molto intelligente ed è incapace di vedere le cose così come sono.
17. Colui che non è motivato dall' ego e la cui intelligenza non è condizionata, anche se uccidesse in questo mondo, non uccide. E i suoi atti non lo legano mai.
18. La conoscenza, l'oggetto della conoscenza e colui che conosce sono i tre fattori che provocano l'azione. I sensi, il movimento e l'agente formano la triplice base di ogni azione.
19. In accordo con le tre influenze della natura materiale, ci sono tre tipi di conoscenza, di azioni e di autori. Ascolta mentre te li descrivo.
20. Quella conoscenza che permette di distinguere in tutte le esistenze una natura spirituale unica, eterna, indivisa nella molteplicità, è sotto l'influenza del sattva.
21. Ma quella conoscenza che ci fa percepire l'esistenza di esseri di natura differente nei diversi corpi, è sotto l'influenza del rajas.
22. E quella conoscenza meschina e cieca all'evidenza della verità, per cui un solo oggetto sembra valere più del tutto, è dominata dalle tenebre dell'ignoranza, o tamas.
23. L'azione dettata dal dovere, compiuta senza attaccamento, senza attrazione, né avversione, da colui che ha rinunciato ai suoi frutti, è sotto l'influenza del sattva.
24. Ma l'azione compiuta con grande sforzo da colui che mira all'appagamento dei desideri, motivata dall' ego, è sotto l'influenza del rajas.
25. E quella azione compiuta nell'incoscienza e nell'illusione, senza considerare le conseguenze o l'incatenamento che comporta, che fa violenza agli altri o che è irrealizzabile, è sotto l'influenza del tamas.
26. Chi agisce libero da ogni attaccamento materiale e dall' ego, entusiasta, risoluto e indifferente al successo come al fallimento, è sotto l'influenza del sattva.
27. Ma chi agisce attaccandosi ai frutti del suo lavoro e desidera goderne con passione, che è avido, invidioso, impuro, trasportato dalle gioie e dai dolori, è sotto l'influenza del rajas.
28. E chi è senza disciplina, volgare e presuntuoso, falso, disonesto, pigro, sempre triste, che rimanda continuamente all'indomani, è sotto l'influenza del tamas.
29. Ascolta ora, o conquistatore delle ricchezze, mentre ti descrivo nei particolari i tre tipi d'intelligenza e di determinazione, secondo le tre influenze della natura materiale.
30. O figlio di Pritha, quell'intelligenza che permette di distinguere ciò che si deve fare da ciò che non si deve fare, ciò che è da temere e ciò che è da augurarsi, ciò che incatena e ciò che libera, è sotto l'influenza del sattva.
31. Ma l'intelligenza che scambia il giusto e l'ingiusto, né distingue ciò che si dovrebbe fare da ciò che non si dovrebbe fare, tale intelligenza imperfetta, o figlio di Pritha, è sotto l'influenza del rajas.
32. E l'intelligenza che è dominata dall'illusione e dalle tenebre, che si volge sempre nella direzione sbagliata, o Partha, è sotto l'influenza del tamas.
33. O figlio di Pritha, la determinazione che non si può spezzare, sostenuta con fermezza dalla pratica dello yoga con cui domina la mente, la vita stessa e le attività dei sensi, è sotto l'influenza del sattva.
34. Ma la determinazione con cui si ricerca solamente qualche interesse personale, il profitto economico e la gratificazione dei sensi, o Arjuna, è sotto l'influenza del rajas.
35. E la determinazione che non può condurre oltre il sogno, la paura, i lamenti, la tristezza e l'illusione, questa determinazione inutile è sotto l'influenza del tamas.
36-37. O migliore dei Bharata, ascolta ora la descrizione dei tre tipi di felicità di cui gode l'essere condizionato e che lo conducono talvolta al termine di ogni sofferenza. La felicità che all'inizio è come veleno, ma alla fine è come nettare, e che risveglia alla realizzazione spirituale, è sotto l'influenza del sattva.
38. Ma la felicità nata dal contatto dei sensi con gli oggetti, che all'inizio sembra nettare, ma alla fine è come veleno, è sotto l'influenza del rajas.
39. E quella felicità cieca alla realizzazione spirituale, che è solo illusione dall'inizio alla fine, nata dal sonno, dall'ozio e dall'errore è sotto l'influenza del tamas.
40. Nessuno, né sulla Terra né tra gli esseri celesti, è libero dalle tre influenze della natura materiale.
41. Brahmana, kshatriya, vaishya e sudra si distinguono per le qualità che manifestano nell'azione, o vincitore dei nemici, secondo le tre influenze della natura materiale.
42. Serenità, controllo di sé, austerità, purezza, tolleranza, onestà, saggezza, conoscenza e pietà sono le qualità che accompagnano l'attività del brahmana.
43. Eroismo, potenza, determinazione, ingegnosità, coraggio in battaglia, generosità e arte di governare sono le qualità che accompagnano le attività dello kshatriya.
44. L'agricoltura, l'allevamento del bestiame e il commercio sono legate all'attività del vaishya. Il sudra, invece, serve gli altri col suo lavoro.
45. Seguendo, nelle proprie attività, la natura che in ciascuno predomina, ogni uomo può diventare perfetto. Ascolta ora, ti prego, come si giunge a questo.
46. Adorando il Signore, che è la fonte di tutti gli esseri ed è onnipresente, l'uomo può, compiendo il proprio dovere, raggiungere la perfezione.
47. E' meglio compiere il proprio dovere, anche se in modo imperfetto, che accettare il dovere di un altro e compierlo perfettamente. Eseguendo i doveri prescritti secondo la propria natura non s'incorre mai nell'errore.
48. Ogni impresa è coperta da qualche difetto, come il fuoco è coperto dal fumo. Perciò, o figlio di Kunti, nessuno deve abbandonare l'attività che gli è naturale, anche se ha commesso degli sbagli.
49. Si possono ottenere i frutti della rinuncia semplicemente col controllo di sé, il distacco dalle cose di questo mondo e il disinteresse per i piaceri materiali. Questa è la più alta perfezione della rinuncia.
50. O figlio di Kunti, ecco brevemente come si può raggiungere la perfezione suprema, l'unità con Brahman, agendo nel modo che ti esporrò.
51-53. Purificato dall'intelligenza, controllando la mente con determinazione, rinunciando agli oggetti della gratificazione dei sensi, libero dall'attaccamento e dall'avversione, l'uomo che vive in un luogo solitario, che mangia poco e controlla il corpo e la parola, che dimora sempre in contemplazione, distaccato, senza egoismo, senza vana potenza e vanagloria, senza cupidigia né collera, che non accetta le cose materiali, libero da ogni senso di possesso, sereno, un tale uomo è perfettamente elevato al livello della realizzazione spirituale.
54. Colui che raggiunge lo stato trascendentale realizza il Brahman Supremo. Non si lamenta mai e non aspira mai a niente; si mostra uguale tutti gli esseri viventi. In questa condizione attinge alla comprensione suprema.
55. Solo attraverso l'amore devoto giunge a conoscermi come sono; e conoscendomi immediatamente entra in Me.
56. Sebbene impegnato in ogni tipo di attività, il Mio devoto, sotto la Mia protezione, raggiunge, per la Mia grazia, l'eterna e immortale dimora.
57. In tutte le attività dipendi solo da Me e agisci sempre sotto la Mia protezione. In questo servizio di devozione sii pienamente cosciente di Me.
58. Se diventi cosciente di Me supererai, per la Mia grazia, tutti gli ostacoli dell'esistenza condizionata. Se invece non agisci con questa coscienza, ma con senso dell'ego, non applicando il mio insegnamento, sarai perduto.
59. Se non agisci secondo le Mie direzioni e non combatti, allora sarai fuorviato. Spinto dalla tua natura, dovrai combattere ugualmente.
60. Preso dall'illusione, ora rifiuti di agire secondo le mie istruzioni. Ma, costretto dalla tua stessa natura, dovrai agire ugualmente, o figlio di Kunti.
61. Il Signore Supremo è situato nel cuore di ognuno, o Arjuna, e dirige tutti gli esseri viventi, che si trovano, ciascuno, come sulla ruota di una giostra.
62. Abbandonati completamente a Lui, o discendente di Bharata. Per la Sua grazia raggiungerai la pace trascendentale e l'eterna e suprema dimora.
63. Ti ho svelato così la conoscenza più segreta. Rifletti profondamente, poi agisci come credi.
64. Poiché tu mi sei caro, ascolta ancora la mia parola detta per il tuo bene.
65. Pensa sempre a Me, adorami, offrimi i tuoi omaggi e i tuoi sacrifici. Così, certamente, verrai a Me. Te lo prometto perché mi sei amico, e infinitamente caro.
66. Lascia ogni dovere prescritto e abbandonati a Me. Io ti libererò da tutti i mali. Non temere.
67. Questa conoscenza non dovrà essere rivelata agli uomini non austeri, non devoti, non impegnati nella disciplina, o a coloro che mi sono avversi.
68. Chi insegna questo segreto supremo ai miei ricercatori e devoti, senza dubbio, tornerà a Me.
69. Nessuno degli uomini, in questo mondo, mi è più caro di lui, e mai nessuno mi sarà più caro.
70. Io dichiaro che colui che studia questo nostro colloquio sacro mi offre il sacrificio della conoscenza.
71. E chi l'ascolta con fede e senza contrapposizione si libera dal dolore e raggiunge i mondi felici dei giusti.
72. O Arjuna, conquistatore delle ricchezze, hai ascoltato con mente attenta? Le tue illusioni e la tua ignoranza si sono ora dissipate?
73. Arjuna disse: Mio Krishna, o infallibile, la mia illusione è ora svanita. Dissolti i dubbi, ho ritrovato la memoria, e ora sono determinato, pronto ad agire secondo le Tue istruzioni.
74. Sanjaya disse: Questo è il dialogo che ho udito tra due grandi anime, Krishna e Arjuna; dialogo così meraviglioso da farmi rizzare i peli sul corpo.
75. Per la grazia di Vyasa ho udito questo colloquio, il più segreto, direttamente dal signore dello yoga, Krishna, che parlava personalmente ad Arjuna.
76. O re, ricordando ancora questo meraviglioso e santo dialogo tra Krishna e Arjuna, provo una gioia immensa a ogni istante.
77. O re, quando ricordo la stupenda forma di Krishna, ancora è grande la mia meraviglia, e sempre più intensa è la mia gioia.
78. Ovunque si trovi Krishna, il signore dello yoga, e ovunque si trovi Arjuna, l'arciere supremo, là regnano sicuramente fortuna, vittoria, straordinaria prosperità e giustizia. Questo fermamente credo.
Fine
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