sabato 3 luglio 2010
* IL POLITEISMO AGLI ALBORI DELL'UMANITA' * - Gli Orgogliosi Atlantidei.
***IL POLITEISMO AGLI ALBORI DELLA PRESENZA UMANA SUL NOSTRO PIANETA***
LA RELIGIONE DI ATLANTIDE
FRA MITO E IPOTESI STORICA
di Piero Trevisan
Recentemente si è ripreso a parlare di Atlantide, mito antichissimo e ancora non tramontato. Tale ritorno di fiamma di questa leggenda è dovuto alle ricerche di personaggi come Colin Wilson e Graham Hancock, il primo dei quali ha scritto il saggio Da Atlantide alla Sfinge, in cui sostiene che la Sfinge sarebbe stata costruita non dai Faraoni della IV dinastia come le Piramidi di Giza, ma dai superstiti di una civiltà sconosciuta 10.500 anni fa, che egli identifica con la mitica Atlantide.
Hancock, sulla stessa linea, ha scritto precedentemente il saggio Alla ricerca del Santo Graal che, a dire il vero, non parla del Graal ma dell'altrettanto mitica Arca dell'Allenza, il contenitore dove sarebbero state custodite le Tavole della Legge scolpite da Mosé. Hancock formula una teoria sconcertante, secondo cui L'Arca sarebbe stata in realtà una macchina, una specie di enorme pila in grado di liberare la sua potenza, presumibilmente di tipo elettromagnetico, creando fenomeni che per quel tempo erano veri e propri "prodigi divini", un'arma potentissima creata da Mosé per consolidare il suo potere sugli Ebrei e spingerli verso il progresso e la civiltà, sfruttando la loro stessa superstizione.
Secondo questa suggestiva e fantascientifica ipotesi Mosé, principe egizio, sarebbe stato in possesso della scienza segreta dei sacerdoti egiziani, che essi avrebbero ereditato dai superstiti di Atlantide, i veri fondatori della civiltà egiziana.
Un'ipotesi del genere non può non suscitare reazioni violente dato che, se fosse vera, risulterebbe che l'Ebraismo, e con esso tutte le religioni monoteistiche, sarebbero nate da un abilissimo imbroglio. Hancock però non è mosso dall'intento di screditare il monoteismo, quanto piuttosto dalla speranza di trovare le tracce di una passata civiltà tecnologica sulla Terra, come Wilson e tanti altri.
Credo che nessun altro mito, oltre a quello di Atlantide, sia stato altrettanto sfruttato, abusato, distorto, ampliato indebitamente, torturato e smozzicato in ogni maniera possibile e immaginabile, a tal punto che ormai è diventato qualcosa di difficilmente identificabile, se non per il nome. Sul conto di Atlantide è stato detto tutto e il contrario di tutto, e questa terra mitica è stata individuata praticamente in tutti i luoghi della Terra, comprese le sabbie del Sahara e le terre ghiacciate dell'Antartide!
Non ho la pretesa di fare ordine in così poco spazio di un argomento su cui sono state scritte innumerevoli opere nel corso dei secoli; intendo solo cercare di suggerire al lettore una certa rilettura di questo mito, che è di origine strettamente pagana.
Il nome "Atlantide" è stato introdotto da Platone, e significa "figlia di Atlante", il gigante della mitologia condannato a sostenere il cielo e trasformatosi poi nel grande monte che porta il suo nome. Nel mito di Atlante è possibile scorgere un'antichissima credenza religiosa: originariamente Atlante doveva essere la rappresentazione di una divinità che risiedeva su quel monte, considerato il centro del mondo, e perciò considerato come il pilastro che sosteneva la volta celeste. La sua non sarebbe quindi stata una condanna, ma una condizione di vita in quanto divinità cosmica, che tiene separati cielo e terra.
Ma perché gli antichi Greci avrebbero dovuto considerare l'Atlante il centro del mondo, dato che questo monte è così lontano dal loro paese, se questa convinzione non gli fosse stata trasmessa da un popolo che viveva da quelle parti e considerava quel monte come i Greci consideravano il loro Olimpo? Non è possibile che l'Atlante sia il vero modello originario del Monte Cosmico, altro mito diffuso in moltissimi paesi? É importante far notare che gli abitanti dell'Atlante, i berberi, sono una popolazione antichissima, che forse discende dai Cro-Magnon che, provenendo dall'Europa Occidentale più di diecimila anni fa, durante l'ultima glaciazione, hanno mantenuto qualcosa dei caratteri originari dei loro antenati preistorici (molti di loro hanno i capelli e gli occhi chiari, come li avevano tutti i Cro-Magnon). Essi dunque potrebbero essere detentori di miti antichissimi, che sarebbero all'origine di altri, più recenti e più noti.
Platone afferma che il mito di Atlantide è stato portato in Grecia dall'ateniese Solone, che l'aveva appreso dai sacerdoti egizi della città di Sais.
Per secoli si è dibattuto se tale mito fosse stato una pura invenzione di Platone o se davvero esso ci viene dall'Egitto. Negli ultimi secoli, i progressi della geologia, della etnologia, dell'archeologia e dello studio delle mitologie di tutto il mondo, hanno portato alcuni indizi a favore dell'esistenza di Atlantide, anche se non ancora nessuna prova certa.
Secondo le teorie più "classiche" - quelle che considerano sostanzialmente vero il racconto platonico - l'Atlantide sarebbe stata una grandissima isola montagnosa e vulcanica posta sulla Dorsale Atlantica, più vicina all'Europa e all'Africa che alle Americhe, e circondata da altre isole minori, che facevano da "ponte" fra l'isola maggiore e i vari continenti. Tali dati sono stati ricavati dagli studi di geologia che hanno stabilito che in effetti un tempo, fino a diecimila anni fa, esistevano grandi isole nell'Atlantico.
Questo grande arcipelago sarebbe stato popolato da uomini di razza Cro-Magnon provenienti dalla penisola iberica e dal Marocco, cioè dalla regione dell'Atlante. L'idea che essi avrebbero potuto creare una civiltà di un certo livello in quelle regioni appare abbastanza credibile, se pensiamo che tutte le grandi civiltà sono sorte sulle rive di bacini mediterranei e dove c'erano grandi arcipelaghi. Il mare di fronte alle Colonne d'Ercole era appunto un bacino mediterraneo, chiuso fra Europa, Africa e le isole atlantiche.
I Cro-Magnon, antenati dei moderni Europei, la cui cultura era dotata di notevoli capacità artistiche per l'epoca, e appartenenti a una razza alta e robusta, dai capelli e dagli occhi chiari, avrebbe creato una civiltà dai caratteri ben specifici: essa sarebbe stata presumibilmente di tipo teocratico, per quanto riguarda l'ordinamento sociale e culturale, di tipo marittimo per quanto riguarda l'economia, e megalitico per quanto riguarda l'architettura (dalla sua architettura sarebbero derivate le piramidi egizie e messicane, gli obelischi, i nuraghi sardi, i megaliti di Malta, delle Canarie, delle Isole Britanniche e della Bretagna). Questi caratteri si dedurrebbero sia dai miti che riguardano Atlantide, sia dai caratteri comuni più frequenti fra le culture che presumibilmente hanno ricevuto influenze da essa.
Tale civiltà, secondo la leggenda, sarebbe sorta all'incirca ventimila anni fa, e sarebbe scomparsa attorno al 10.000 a. C., cioè sarebbe durata ben ottomila anni, lasciando tuttavia degli eredi sia nel Nord Africa che nell'Europa Occidentale a oriente, e nelle Americhe a occidente. Da tali eredi, migliaia di anni dopo, sarebbero derivate, in maniera indiretta, le prime civiltà a noi conosciute.
Sarebbero moltissimi i popoli e le culture che avrebbero conservato tracce e influenze più o meno consistenti di questa "civiltà madre": gli Egizi, i Sumeri, gli Etruschi, i Celti, i Cretesi, i Sardi e altri popoli italici (l'Italia della regione tirrena, secondo la tradizione, sarebbe stata la più orientale delle colonie atlantidi) la civiltà senza nome dell'Indo, gli Olmechi, gli Aztechi, gli Incas, i Maya, gli Apache, l'isola di Pasqua, le civiltà africane del golfo di Guinea, per fare gli esempi più illustri o più noti.
Coloro che invece sarebbero più strettamente imparentati con gli Atlantidei, a tal punto da esserne i diretti discendenti, sarebbero invece i Baschi, i Berberi del Marocco, i Tuareg, l'estinto popolo dei Guanci delle isole Canarie, (gli unici discendenti "puri", che conservarono le originarie caratteristiche cromagnoidi, a sentire gli antropologi) gli antichi Libici (che gli Egiziani descrivevano come bianchi, dai capelli rossi e dagli occhi azzurri) e la misteriosa civiltà della perduta città di Tartesso in Spagna, che, da quel che si ricava dal mito di Platone, avrebbe dovuto essere addirittura uno dei dieci regni dell'impero di Atlantide.
Forse anche gli antichi Danesi dell'isola di Helgoland erano discendenti della civiltà atlantidea, come potrebbero dimostrare certe misteriose rovine di pietra sprofondate intorno alle coste dell'isola, e che alcuni identificano con la mitica civiltà degli Iperborei o dei Cimmeri, o con l'altrettanto mitica Scheria, l'isola dei Feaci ai confini del mondo, di cui si parla nell'Odissea. Secondo una suggestiva ipotesi storica basata sulle cronache egiziane, gli Iperborei, mitico popolo del Nord, provenendo da Helgoland (la "Terra dei Santi", come vuol dire il nome) tremiladuecento anni fa, avrebbero tentato l'invasione del Mediterraneo per via marina, dando origine alla leggenda dell'invasione degli Atlantidei in Grecia, di cui parla Platone.
Si teorizza che la lingua di Atlantide sarebbe stata una forma arcaica della lingua basca, e perciò non c'entrerebbe niente con le lingue indoeuropee, con buona pace di chi vorrebbe considerare l'Atlantide la culla della civiltà ariana.
Presso molti di questi popoli sopra citati, l'Atlantide è presente nella leggenda, a volte con nomi che ricordano quello datole da Platone (Avalon, Atalaya, Aztlan).
Platone parla di Atlantide in due opere: il Timeo, parlandone per accenni, e il Crizia, in cui descrive il paese e la sua civiltà. In quest'ultimo, egli afferma che gli Atlantidei adoravano Poseidone, o forse una divinità che, per i suoi caratteri, egli identificava con Poseidone.
Questo Dio avrebbe generato la stirpe degli Atlantidei unendosi a una donna mortale, Clito, unica figlia di Evenore, primo abitante di Atlantide. Da Clito sarebbero nati dieci figli, da cui sarebbero discesi i re dei dieci regni di Atlantide.
Tale Dio esigeva sacrifici di tori, e si può dire che, se il racconto di Platone appartiene almeno a grandi linee alla verità, questo corrisponderebbe a ciò che conosciamo della cultura Cro-Magnon e delle culture preistoriche dell'Europa e del Mediterraneo.
Le splendide pitture della grotta di Altamira in Spagna, che dimostrano uno sviluppo di capacità artistiche incredibile per quei tempi, mostrano un culto magico della caccia all'uro, specie di bovino ora estinto, parente prossimo del toro, fonte di sostentamento per le tribù di quell'epoca e di quel paese. Si può quindi immaginare che, se una civiltà si è sviluppata progressivamente da quelle tribù, emigrate sulle isole dell'Occidente, esse abbiano conservato i simboli di quel culto magico propiziatorio, da cui era originariamente dipesa la loro sopravvivenza.
Infatti Platone descrive un rito religioso dei re di Atlantide, che appare proprio una simbolizzazione di tale culto magico. Il rito si svolgeva alternativamente ogni cinque e ogni sei anni, quando i dieci re-sacerdoti si riunivano nel tempio di Poseidone, sull'acropoli della capitale, per sacrificare un toro dopo averlo affrontato in una specie di "corrida": i tori venivano liberati all'interno del tempio, poi i dieci re, armati solo di legni e reti (simboli di un'epoca primitiva in cui i tori venivano catturati appunto così dai cacciatori), catturavano uno dei tori, e lo sacrificavano sull'altare del Dio-antenato. Si noti che Poseidone aveva fra le sue immagini quelle del toro, tant'è vero che, nella mitologia greca, il toro che si unì a Pasifae, regina di Creta e sposa di Minosse, generando il Minotauro, doveva essere sacrificato proprio a Poseidone.
Se qualcuno si domanda come mai un Dio dell'acqua si trova legato al simbolo del toro, basta far notare che Poseidone era presumibilmente anche una divinità della terra, signore dei terremoti, infatti il suo nome forse significa "Sposo della Terra", cosa che quindi indicherebbe il suo essere una delle manifestazioni del Grande Dio Cornuto, paredro della Grande Dea Madre. Qualcuno ha pensato che Atlantide potesse essere stata in realtà Creta, e il rito descritto da Platone sarebbe in realtà la tauromachia, altra sorta di "corrida", le cui raffigurazioni si trovano nel palazzo di Cnosso.
Era inevitabile che qualcuno identificasse Atlantide con Creta, la quale possedeva una civiltà straordinariamente progredita per l'epoca, e che scomparve repentinamente, pare soprattutto a causa di una catastrofe dovuta a vulcani e terremoti. Creta adorava una Grande Madre, e un Dio Toro suo sposo, il cui ricordo è dato dal mito del Minotauro e di sua sorella, Arianna.
Proviamo però ad immaginare come avrebbe potuto essere la religione di Atlantide, quella nell'Atlantico, se sono vere le supposizioni di alcuni ricercatori e se le antiche leggende hanno un fondamento.
Platone dice che il primogenito di Poseidone e il primo re di Atlantide, era stato Atlante. Il mito greco dice però che Atlante, il gigante che sostiene il cielo, aveva avuto sette figlie, le Atlantidi appunto, che dopo morte erano state assunte in cielo ed erano divenute le Pleiadi, che si trovano appunto nella costellazione del Toro.
La leggenda le vuole anche trasformate in sette isole nello Oceano, oltre che madri di una stirpe di eroi e guardiane del giardino delle mele d'oro, sulle pendici dell'Atlante, il giardino delle Esperidi, appunto. Esperide significa "figlia dell'Ovest" e indica l'appartenenza di queste divinità al mondo dell'Occidente.
Nel Sahara, antichissima sede dei Tuareg che dicono di provenire da Atlantide, è stato attestato questo culto delle Pleiadi, da certi graffiti preistorici che rappresentano tale gruppo di stelle.
Un'altra curiosità è che le Pleiadi hanno una disposizione che ricorda in piccolo quella delle sette stelle dell'Orsa Maggiore, tant'è vero che spesso i profani di cose celesti credono che le Pleiadi siano appunto l'Orsa Minore. Ora, l'Orsa Maggiore è uno dei simboli della Grande Madre - Artemide significa appunto "orsa" e come Orsa veniva rappresentata la divinità delle selve.
Inoltre i Celti avevano anch'essi una divinità ursina femminile di nome Artio, ed è indicativo che gli antichi romani chiamassero l'Orsa Maggiore Septem Triones, cioè "sette buoi", come a indicare ancora un'identificazione o un legame fra una divinità taurina e la Grande Madre Ursina.
I Tuareg del Sahara affermano di discendere da Antinea, ultima regina di Atlantide sopravvissuta alla catastrofe e rifugiatasi in Africa. I Tuareg descrivono Atlantide più o meno nello stesso modo in cui la descrive Platone, ma anziché dire che era governata da dieci re ereditari, essi invece narrano che vi era un'unica regina elettiva, la "Zarma", l'ultima delle quali sarebbe stata appunto Antinea.
Questo tipo di monarchia è tipica delle società matriarcali, e se la civiltà di Atlantide derivava dagli Europei preistorici, notoriamente matriarcali, questa versione appare ancora più verosimile di quella presentata da Platone.
Un particolare importante è dato dal simbolo di Poseidone: il tridente. Ora, pare che il tridente sia in realtà la stilizzazione di una figura umana dalle braccia aperte e levate ad angolo retto, come a voler sostenere qualcosa: la posizione di Atlante che sostiene il cielo, appunto.
A questo si aggiunga una delle divinità dei Celti, i quali affermavano anch'essi di discendere dai superstiti di Atlantide, rifugiatisi sulle coste delle Isole Britanniche e della Bretagna. I Celti sono un popolo indoeuropeo e perciò non dovrebbero avere parentela stretta con la civiltà atlantidea (gli indoeuropei sono originari dell'Est europeo, originariamente lontani dal mondo mediterraneo e atlantico), ma si consideri che le popolazioni celtiche in Francia, Spagna e Isole Britanniche nacquero dalla mescolanza fra le popolazioni indoeuropee di tipo nordico - che ne costituivano l'aristocrazia - con le sottomesse popolazioni non indoeuropee, di origine preistorica e legate al mondo del Nord Africa.
L'analisi genetica delle popolazioni dei Gaelici (Scozzesi e Irlandesi), dei Gallesi e dei Bretoni dimostra poi la loro consanguineità con i Baschi, con cui condividono, cosa molto particolare, il gran numero di individui con il fattore Rh negativo nel sangue, caratteristica che dovevano avere in comune tutti gli Europei preistorici, prima delle numerose invasioni dall'Asia.
I Celti quindi, se Atlantide è veramente esistita, avrebbero buoni motivi per considerarsi discendenti dalla sua razza cromagnoide, anche se la loro lingua è indoeuropea. Anche presso i Celti c'era il culto del toro, il Dio Tarvos Trigaranos, il Toro Tricorno: tricorno come può esserlo un tridente. Questo culto doveva essere importante, se ha forse lasciato delle tracce in alcune delle principali città italiane, se guardiamo ai loro nomi originari: Treviso = Tarvisium, Trento = Tridentum, Torino = Taurinum.
Si noti però che, a Creta e in altre regioni del mediterraneo, anche le rappresentazioni della Grande Madre, a braccia aperte e alzate, mentre regge dei serpenti (il serpente è l'altra immagine del Dio paredro della Grande Madre nella preistoria mediterranea, più fallica di quella del Grande Dio Cornuto), raffigurano una posizione della Dea simile a quella di Atlante.
Da tali raffigurazioni è poi venuto anche il simbolo della croce ansata, l'ankh egiziano: la Grande Dea Madre che apre le braccia a tutti i suoi figli, dando loro la vita eterna.
Il tridente potrebbe essere quindi sia il simbolo del Grande Dio Cornuto come anche della Grande Dea Madre.
Naturalmente tutte queste sono supposizioni, teorie che ho raccolto da altri studiosi o elaborato personalmente. Fintanto che non si sarà dimostrata con certezza l'esistenza di Atlantide, là dove la pongono Platone e le tradizioni di certi popoli, queste ipotesi rimarranno tali, ma possono essere delle ipotesi d'inizio per poter operare una ricerca più seria di quella di tanti sedicenti "ricercatori dell'Atlantide".
Si profila dunque quella che avrebbe potuto essere la vera religione degli Atlantidei, derivante da quella dell'Europa preistorica e antesignana di quella delle prime civiltà mediterranee, da lei derivate. Gli Atlantidei, se sono esistiti, adoravano presumibilmente il Grande Dio Cornuto in forma di Toro Celeste, come Essere Supremo. Ma accanto ad esso ci doveva essere anche una manifestazione della Grande Dea Madre, sua sposa, sua madre o addirittura sua figlia, adorata in forma di Vacca oppure di Orsa.
Queste divinità fondavano un culto stellare e celeste, che aveva sede presumibilmente sull'Atlante, ma esse erano anche legate all'acqua, al mare, poiché era il mare la fonte della potenza economica del regno di Atlantide. É interessante notare come fra alcuni degli Indiani d'America, presso i quali sembra che esista anche lì il mito di Atlantide, abbiano un mito secondo cui al centro dell'universo esiste un grande bufalo, le cui zampe sono i piloni che sostengono la terra sull'abisso di acque: il giorno in cui le gambe crolleranno, consumate dalle acque, il mondo sarà sommerso dal diluvio. Si potrebbe pensare che si tratti di una rappresentazione del Dio-Toro-Atlante, che manifesta la paura rimasta agli eredi di Atlantide di là dall'oceano, di venire sommersi da un nuovo diluvio.
Si ricordi che anche i Celti pare fossero terrorizzati dalla credenza di una possibile futura catastrofe che avrebbe potuto far crollare il cielo. Un altro possibile dato sulla religione degli Atlantidei è data dai culti degli Yoruba della costa della Guinea, i quali, pur vivendo sulla costa atlantica, hanno una cultura che deriva da quella dei popoli nilotici e perciò può avere dei legami con quella egiziana.
Essi adorano un Dio chiamato Olokun, l'Essere Supremo dello universo, da identificarsi con l'Ologum delle religioni afrobrasiliane, il quale ha al di sotto di lui sette divinità, gli Orisha, ognuno legato ad un diverso pianeta e a un diverso giorno della settimana. Come non fare un raffronto fra Olokun e gli Orisha da un lato e Atlante con le sue sette figlie? É significativo poi il fatto che i sacerdoti di Olokun si vestivano di azzurro, colore del mare e del cielo, esattamente come i re di Atlantide e come fanno ancora i Tuareg, che vengono detti "gli uomini blu".
Il gruppo di otto divinità (o di nove) è tipico poi della religione egizia, che credeva appunto in una Ogdoade o Enneade di divinità supreme, capeggiata da un Dio Padre supremo o da una Dea Madre, a seconda della città in cui veniva adorato questo gruppo di Dei.
Sforzando un po' la fantasia, forse troppo, si può immaginare che Atlantide abbia avuto una religione enoteistica, forse inizialmente di tipo più matriarcale, e in seguito, con l'evolversi di questa civiltà, sempre più patriarcale, fino al punto di considerare la Grande Dea Madre come semplice intermediaria, sottoposta al Dio Supremo, che all'inizio era solo il suo paredro, seguendo più o meno lo stesso processo che sarebbe avvenuto nelle religioni politeistiche mediterranee e mesopotamiche.
Anche la monarchia atlantidea, all'inizio matriarcale ed elettiva, si sarebbe progressivamente trasformata in una dinastia sempre matriarcale, ma con una maggiore valorizzazione della figura dello sposo della regina (o delle dieci regine). Pare che anche i Guanci delle Canarie avessero avuto dieci re elettivi.
Non c'è motivo per pensare che Atlantide sia stata una civiltà di tipo monoteistico, eppure c'è stato chi, facendo paragoni fra Atlantide e i racconti della Genesi, ha voluto immaginare che il mitico regno sia stato fatto sprofondare dalle acque del Diluvio Universale, perché si era ribellato ai sacri dettami dell'Unico Dio, cioé il Dio delle religioni monoteistiche. Tale moralismo era già presente nel mito platonico, secondo cui gli Atlantidei erano stati puniti per il loro attaccamento alle ricchezze accumulate con il loro immenso impero marittimo, che a suo dire dominava tutto l'Atlantico e parte del Mediterraneo.
Il maggiore responsabile di questo stravolgimento del mito è stato il sedicente veggente Edgar Cayce, americano, vissuto nella prima metà di questo secolo. Cayce s'immaginò che Atlantide fosse stata una civiltà supertecnologica, ampliando così indebitamente il mito di Platone, che non ha mai parlato di presunti poteri particolari degli Atlantidei, anche se lo stesso Platone, quando descriveva le dimensioni delle opere ingegneristiche di questa civiltà, esprimeva i suoi dubbi sulla loro veridicità, in quanto incredibilmente colossali per i mezzi tecnici dell'epoca (domanda per i critici: non è questa una prova che Platone non si è inventato tutto lui, ma ha attinto da altre fonti? Non è forse razionale pensare che, se davvero era tutta una sua fantasia, non avrebbe cercato di rendere il tutto più credibile?).
Comunque, Edgar Cayce introdusse un nuovo mito, che c'entrava poco con quello originale. Era un mito secondo cui Atlantide non era stata altro che una copia preistorica della nostra civiltà e dei suoi conflitti. Secondo lui gli Atlantidei sarebbero stati monoteisti, e si sarebbero ribellati all'unico Dio perché avrebbero preso a servirsi della loro scienza per scopi malvagi. Alla fine, le energie incontrollate dei macchinari atlantidei avrebbero scatenato la catastrofe. Già, perché si sa che in un mondo governato da un Dio assolutamente buono e giusto, se succede qualcosa di brutto la colpa è solo degli uomini o del Diavolo o di non si sa chi, ma mai del "padre-padrone di casa".
Scientificamente parlando, le terre dell'Atlantico, la cui passata esistenza pare ormai indubbia, sarebbero sprofondate per un innalzamento del livello del mare dovuto allo scioglimento dei ghiacciai, cosa dimostrata dal fatto che in effetti l'ultima glaciazione sarebbe finita proprio nell'epoca del mitico sprofondamento di Atlantide: 12.000-10.000 anni fa circa.
Si tratterebbe dunque di un fenomeno assolutamente naturale, dovuto a una serie di fattori come il variare dell'intensità dell'attività vulcanica di tutta la Terra e quella delle radiazioni solari, senza bisogno di scomodare castighi divini di vario tipo.
L'intenzione moralistica di Cayce è evidente: mettere in guardia questa epoca supertecnologica e "atea" dal non abusare delle proprie capacità e ritornare "all'unico e vero Dio", e per questo motivo le fantasie di Cayce, il quale ha avuto il merito di "azzeccare" diverse previsioni per il futuro (ma altre le ha clamorosamente sbagliate), hanno riscontrato un notevole successo, a tal punto da ispirare un film di fantascienza e parecchi ricercatori della cosiddetta "archeologia spaziale", pseudoscienza impegnata a immaginare - dietro ogni ritrovamento archeologico un po' strano o difficilmente spiegabile - orde di alieni in visita sulla Terra del passato e civiltà tecnologiche vissute in continenti scomparsi.
A causa di questi "ricercatori", che non si sa se definire più mitomani o persone in cerca di successo sui rotocalchi, come, per fare l'esempio più tristemente noto, il famigerato Von Däniken, nessun archeologo è disposto a prendere sul serio la teoria di Atlantide, perlomeno quella descritta da Platone.
Il guaio è che è il senso originario del mito, che è andato perso. Alieni dai poteri divini, civiltà tecnologiche sconosciute e altre ipotesi simili, sono dei sostitutivi dei miti antichi e delle religioni tradizionali, che non sono più credibili dai contemporanei. Si cerca di razionalizzare il mito antico per renderlo più accettabile, ma si finisce per ottenere il risultato opposto: lo si rende così strampalato che gli si fa perdere quel senso di magia, d'incanto e di mistero che in origine riusciva a dare.
La cultura monoteista e razionalista a volte riconosce in qualche modo la necessità del mito, proprio perché finisce per generare questi palliativi, questi miti sostitutivi, ma non è capace di ridarne l'essenza, poiché è essa stessa che ha distrutto le basi del mito, negandone il valore di espressione simbolica della molteplicità del reale.
Non si vuole più riflettere sul mito e sui suoi simboli, si vuole soltanto che qualcuno ci racconti delle belle favole, che belle non sono, perché finiscono troppo spesso per diventare scadenti prodotti fumettistici e cinematografici.
Mito e politeismo sono necessariamente legati perché fanno parte dell'espressione della capacità immaginativa umana, mentre il monoteismo avversa tale capacità immaginativa, imprigionando lo spirito religioso dentro forme ed immagini statiche e prefissate.
Perché dovremmo interessarci di Atlantide, in fin dei conti? Da un punto di vista strettamente razionale, poco importa che la civiltà umana si sia sviluppata alcune migliaia di anni prima di quanto comunemente si creda. L'idea che gli Atlantidei avessero conoscenze tecnologiche pari o superiori alle nostre è un'invenzione moderna per rendere interessante un mito che altrimenti non avrebbe eccitato più nessuno.
Ma da un punto di vista umano, da un punto di vista che considera la globalità dell'essere umano e che quindi non è né puramente razionalista né puramente sentimentale, un punto di vista che è sostanzialmente religioso e filosofico perché s'interroga sul rapporto fra l'uomo e la totalità dell'Essere, il mito di Atlantide riassume importanza perché fa parte del mistero delle radici della nostra civiltà, del suo spirito religioso e filosofico.
Interrogarsi sul mito significa interrogarsi anche sul suo senso storico, sui
suoi possibili legami con la storia reale, sui sogni, le speranze, i timori
dell'umanità, in pratica sui legami fra immaginazione e realtà.
Dato che il politeismo è la religione dell'immaginazione per eccellenza, la politeologia, cioè la teologia del Paganesimo, è riflessione sull'immaginazione, sui significati dei simboli e sul perché dell'esistenza di tali simboli. Tale riflessione politeologica non può non prendere le distanze da chi si limita ad affogare nelle proprie fantasie anziché riflettervi sopra, finendo per scambiarle per la realtà, come fa qualsiasi mitomane.
La possibile realtà del mito di Atlantide non potrà però essere dimostrata finché ad essa verranno appiccicati mille altri miti inventati dall'era moderna, dal Triangolo delle Bermuda agli UFO, al Diavolo in persona, fino a presunti esperimenti con i campi magnetici fatti dalla Marina degli Stati Uniti sulle coste dell'Atlantico (e che altro?), in un minestrone in cui l'origine autentica del mito, che è sempre religiosa, perde il suo vero volto e diventa ridicola e confusa. Sinceramente, la mia Atlantide, l'ipotetica civiltà megalitica che adorava il Grande Dio Toro Celeste e la Grande Dea Madre e che ispirò le prime civiltà, mi sembra molto più umana e credibile, oltre che più affascinante, delle civiltà supertecnologiche e "cattive" contrabbandate da romanzi e fumetti e sedicenti ricercatori del "mistero", che non cercano Atlantide per se stessa, ma per soddisfare i loro oscuri deliri, o ancora per ancor più bassi scopi di fama e successo economico personali.
Piero Trevisan
LE CITTA'PERDUTE
L'epoca è il 1500 a.C.Il luogo è l'isola di Thera nel Mar Egeo,centoquattro chilometri a nord dell'isola di Creta.Sono pochi coloro che l'hanno sentita nominare.
Poichè la citta stato di Venezia controllava l'Egeo e parti della Grecia durante un periodo del medioevo,per alcuni luoghi esistono nomi italiani alternativi.Perciò hera è nota anche con il nome di Santorini.Thera era un'isola rotonda con una montagna nel centro.Nel 1500 a.C. sull'isola c'era una città,molto progredita per l'epoca,ricca,prosperosa,un grande porto commerciale.Aveva rapporti stretti con Creta,che si trovava al culmine della propria civiltà.Creta er la prima civiltà marittima,possedeva la prima marina militare,e aveva città prive di fortificazioni,perchè faceva affidamento sulla sua flotta per difendersi.Presentava edifici elaborati,un popolo colto,e (miracolo dei miracoli)impianti idrulici interni.Creta,con la sua civiltà minoica (derivante da Minosse,l'antico re nella leggenda greca),esisteva da millecinquecento anni,commerciava alla pari con l'Egitto e controllava gran parte dell'entroterra greco.Thera ne condivideva il potere e la prosperità.
Ma esisteva un problema.La montagna che si trovava su Thera non era una montagna normale.Si trattava di un "vulcano spento".Un vulcano spento è un'ottima cosa.Non erutta,e la sua lava secolare rende fertile il terreno.Un vulcano spento è anche una pessima cosa.Talvolta non è completamente "spento".
Un vulcano come il Mauna Loa alle Hawaii è solo moderatamente pericoloso.All'interno presena sfiati aperti,da cui scorre in continuazione la lava e talvolta trabocca dolcemente e lentamente.Ogni tanto può distruggere campi e abitazioni,ma la gente può mettersi in salvo.
In un vulcano spento,il magma si accumula lentamente da sotto,in profondità,ed esercita una lieve pressione contro l'otturazione solidificata da luno tempo che ne blocca l'apertura.Se ha la propria base sul mare,ci può essere uno spiraglio attraverso il quale può penetrare lentamente acqua fredda.Quando questa raggiunge la roccia fusa del magma,evapora,e il vapore contribuisce all'aumento della pressione finchè poi,senza preavviso,l'otturazione di roccia cede,metà della montagna esplode finndo nella stratosfera,e si verifica un'esplosione da far impallidire perfino i moderni esperimenti con le bombe nucleari (naturalmente non calcolando gli effetti della radioattività).
E' quel che è successo a Krakatoa nel 1883,un'isoletta tra Giava e Sumatra.L'esplosione è stata definita il rumore più forte che sia mai stato udito,perchè le onde atmosferiche fecero il giro del mondo;lo tsunami ("onda di maremoto") venne sentito a una distanza di mezzo mondo;e tremila persone furono uccise dall'esplosione,dalla cenere e dall'acqua.
Ma Krakatoa si riduceva a qualcosa di minimo se paragonata all'esplosione di Thera nel 1500 a.C. e poi nuovamente a quella ancora peggiore che avvenne qualche decennio più tardi.Thera fu distrutta in un attimo in quella prima esplosione;la sua civiltà venne annientata;il suo popolo fu ucciso.L'isola stessa fu lacerata in due e il mare ricoprì il luog in cui era esistita.Quel che rimane ora sono alcuni archi,che segnano il bordo dell'isola,e un piccolo monte al centro,dove il vulcano continua a crescere,riformandosi.
La prima esplosione praticamente distrusse la parte occidentale di Creta,ma la seconda investì tutta l'isola.La civiltà cretese venne annientata,e non molto tempo dopo i greci la conquistarono e la occuparono,in modo che non potesse mai più svolgere una parte importante nella storia del mondo.
In effetti l'intero mondo del Mediterraneo orientale venne messo in subbuglio,mentre società stabili crollavano,e pirati invasori,in fuga dalle proprie terre,arraffavano quel che potevano.L'Egitto riuscì a malapena a mantenrsi in sesto,ma non fu più nuovamente una grande potenza fino in epoca medievale.L'impero ittita venne distrutto,e ondate successive di invasori presero il sopravvento in Asia Minore.I filistei e gli israeliti invasero Canaan(una piccola impresa che però venne esaltata nella Bibbia).Ci vollero secoli prima che il mondo civilizzato si sistemasse nuovamente.
Il mondo del 1500 a.C. on era ancora molto colto,e in quell'epoca problematica nessuno scrisse una descrizione accurata di quel che accadde.Almeno non c'era nulla che sopravvisse molto a lungo.
Tuttavia si trattò di un cataclisma troppo grande per non restare nella memoria.Gli egiziani in particolare,devono averlo ricordato a lungo.Quando le cose non vengono scritte in modo autorevole e degno di rispetto,tuttavia,le persone hanno il privilegio di operare distorsioni e abbellimenti e,poichè esse restano sempre uguali in tutte le epoche,ne approfittano in modo spudorato.
Mille anni più tardi i greci,indagatori,assorbirono i racconti che erano stati loro descritti dai sacerdoti egiziani,i quali non si facevano scrupoli di esagerarli per persone che indubbiamente consideravano barbari inopportuni.
E con il passare del tempo,nel quarto secolo a.C. la storia arrivò fino Platone,una delle più grandi menti e dei più grandi scrittori mai visti al mondo.Lui raccontò l'evento,non come una storia realistica,ma come un aneddoto ammonitore e didattico.La narrazione non venne mai completata.
Tutavia risulta chiaramente che lo aveva esagerato,o perchè era stato quello il modo in cui ne era a sua volta venuto a conoscenza,o perchè desiderava renderlo più efficace.Scrisse di un'isola civilizzata che venne distrutta in un giorno e che affondò in fondo al mare,ma non si trattò semplicemente di un'isoletta nel Mar Egeo.Sarebbe stato qualcosa di troppo materiale,e i greci non vi avrebbero creduto.Doveva essere un'isola gradissima,anzi un continente,e doveva essere situato a una distanza romantica,dove dovrebbero trovarsi tutti i miti e le leggende.Per gli antichi greci,al di là delle Colonne d'Ecole (lo Stretto di Gibilterra)nella nebulosa vaghezza dell'Atlantico,esisteva uno scenario di meraviglie.
E Platone chiamò "Atlantide" l'isola affondata.
In qualche modo Atlantide colpì l'immaginazione del mondo.Quello che Platone aveva inteso come un aneddoto ammonitore,ome una favola,un mito,per molti divenne una storia reale.Atlantiddivenne una civiltà primordiale dotata di tecnologia sofisticata da cui tutte le civiltà antiche ,dall'Egitto al Messico,derivavano la propria conoscenza.Tutti cercavano di afferrarla,e fu 40 anni fa che che infine la vera storia di Thera venne individuata dagli acheologi,che scavarono in profondità in quel che resta dell'isola.
Ma possiamo essere sicuri del fatto che tale ricerca non arresterà le meravigliose leggende su Atlantide?
Ma l'aneddoto ammonitore rimane intatto.Atlantide (come Thera) fu distrutta,inaspettatamente e improvvisamente,al culmine della sua potenza,ed esist sempre la sensazione che si sia trattato di una punizione inflitta dall'arroganza e dall'orgoglio smodato.
Conosciamo un'altra civiltà,più vicina,contrassegnata dall'arroganza e dall'orgoglio smodato?Ed esiste un modo ben noto in cui,inaspettatamente e improvvisamente,al culmine della sua potenza,anch'essa potrebbe essere distrutta?
Viviamo in un mondo dove la Russia dispone di armamenti sufficienti a uccidere cinquanta volte di seguito la popolazione presente sulla Terra,e si sente insicura perchè gli Stati Uniti ne hanno un numero sufficiente a uccidere tutti,ripetutamente,per sessanta volte.Allora poichè si sospetta che la Russia in realtà disponga di una quantità di armamenti sufficiente a uccidere tutti per settanta volte consecutive,anche gli Stati Uniti a loro volta si sentono insicuri.
Che sollievo potrebbero provare entrambi se riuscissero a credere on tutto il proprio cuore e la propria anima che il nemico,per quanto intensamete ci provasse,non potrebbe eliminare il mondo per più di una volta,appena una.
Ora io spero,che così come ha unito il mondo in quella che è stata un grande conquista del secolo scorso,questa frase possa in futuro avere lo stesso potere.E allora dico:
"Un piccolo passo per la coscienza umana,un grande passo per l'Umanità"
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